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Lusso sotto accusa: Multa da 157 milioni per Gucci, Chloé e Loewe

L’azione dell’Unione Europea contro tre pilastri del lusso mondiale, Gucci, Chloé e Loewe, rivela una violazione significativa dei principi di concorrenza che regolano il mercato unico.

La Commissione Europea ha sanzionato le case di moda con un ammanco complessivo di 157 milioni di euro, una cifra che riflette la gravità delle pratiche anticoncorrenziali riscontrate.

L’elemento centrale dell’illecito è rappresentato da una strategia concertata volta a limitare l’autonomia dei distributori indipendenti nella definizione dei prezzi di rivendita.
Questo meccanismo, di fatto, ha soppresso la libertà di mercato, impedendo a rivenditori esterni di competere attivamente attraverso prezzi differenziati, sia in ambiente online che nelle boutique fisiche.

In altre parole, le case di moda avrebbero agito per mantenere un controllo artificiale sui prezzi, limitando la scelta per i consumatori e soffocando l’innovazione nel modello di distribuzione.
L’indagine, che ha portato alla scoperta di queste irregolarità, ha evidenziato periodi di violazione che si sono estesi per anni.
Per Gucci e Loewe, le pratiche anticoncorrenziali si sarebbero protratte dal 2015, mentre per Chloé dal 2019.

La conclusione dell’illecito è intervenuta nel 2023 a seguito di un’ispezione a sorpresa da parte dell’Autorità garante della concorrenza europea, dimostrando una vigilanza proattiva nel contrasto a comportamenti potenzialmente lesivi per il mercato.

L’entità delle sanzioni, con un peso significativo per Gucci (119,6 milioni di euro), testimonia l’impatto economico di queste azioni.

Tuttavia, è importante notare che le aziende coinvolte hanno beneficiato di riduzioni nelle multe grazie alla loro collaborazione durante le indagini.
Questa circostanza sottolinea l’importanza di una cooperazione trasparente con le autorità di regolamentazione come strumento per mitigare le conseguenze di comportamenti illeciti.
L’azione della Commissione Europea va oltre la semplice punizione delle aziende coinvolte.

Rappresenta un monito per l’intero settore del lusso, sottolineando la necessità di un rigoroso rispetto delle normative antitrust per garantire un mercato equo e competitivo.
Questo episodio solleva interrogativi più ampi sull’equilibrio di potere all’interno del settore del lusso e sulla capacità delle autorità di regolamentazione di monitorare e contrastare pratiche che limitano la concorrenza e danneggiano i consumatori.

La vicenda evidenzia, inoltre, l’importanza cruciale della digitalizzazione e dei nuovi canali di vendita online, che spesso esacerbano la necessità di una vigilanza attenta e di regole chiare per evitare pratiche restrittive.

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