La recente proposta di legge finanziaria, sottoposta all’attenzione del Parlamento, necessita di una revisione profonda, lungi dall’essere una mera correzione di dettaglio.
La sua formulazione attuale appare, a nostro avviso, non solo insufficiente a rispondere alle sfide economiche e sociali del Paese, ma intrinsecamente caratterizzata da una distribuzione iniqua degli oneri e da potenziali effetti negativi sulla crescita complessiva.
Queste considerazioni, espresse in audizione parlamentare, riflettono la preoccupazione di una vasta platea di lavoratrici e lavoratori, rappresentata dalla Cgil.
L’analisi critica della manovra non si limita alla constatazione di un deficit di risorse dedicate a interventi mirati.
Al cuore della questione risiede la necessità imperativa di stimolare la domanda interna, un motore essenziale per la ripresa economica duratura.
Questo obiettivo, a nostro giudizio, non può essere raggiunto attraverso misure frammentarie o insufficienti, ma richiede un approccio sistemico che miri a incrementare il potere d’acquisto delle famiglie, attraverso un adeguato sostegno ai redditi da lavoro e alle pensioni.
L’attuale proposta, in questo senso, appare insufficiente a contrastare l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e dall’aumento dei costi della vita.
Parallelamente, è fondamentale implementare una politica industriale lungimirante, capace di guidare la trasformazione del nostro tessuto produttivo verso un futuro sostenibile.
La transizione tecnologica, energetica ed ecologica non è un optional, ma una condizione imprescindibile per la competitività del Paese nel lungo periodo.
Investimenti mirati in ricerca e sviluppo, incentivi per l’innovazione, sostegno alle imprese che abbracciano pratiche sostenibili: queste sono le leve che devono orientare l’azione del governo.
Ignorare questa sfida significa relegare l’Italia a un ruolo marginale nell’economia globale del futuro.
Un’altra dimensione cruciale, spesso trascurata, è la necessità di ridurre le disparità territoriali e sociali che ancora affliggono il Paese.
Il Mezzogiorno, con il suo enorme potenziale inespresso, merita un’attenzione particolare, con politiche specifiche volte a promuovere lo sviluppo locale, la creazione di occupazione e l’integrazione nel tessuto economico nazionale.
Ciò implica investimenti in infrastrutture, istruzione, sanità e sostegno alle piccole e medie imprese, veri e propri motori di sviluppo locale.
Infine, non possiamo dimenticare il ruolo fondamentale del welfare state.
Un sistema di protezione sociale efficiente ed equo è un pilastro della coesione sociale e della giustizia.
Investire in servizi essenziali come sanità, istruzione, assistenza sociale e previdenza non è un costo, ma un investimento nel capitale umano del Paese.
Rafforzare il welfare significa garantire a tutti le opportunità per una vita dignitosa e contribuire alla crescita economica e sociale del Paese.
La manovra finanziaria deve, quindi, essere riorientata in questa direzione, con un’attenzione particolare ai soggetti più vulnerabili e alle fasce di popolazione più colpite dalla crisi economica e sociale.







