La transizione verso una mobilità a emissioni zero entro il 2035, con l’obiettivo di eliminare progressivamente i veicoli a combustione interna, rappresenta una sfida complessa che richiede un approccio ponderato e orientato ai risultati.
Pur condividendo l’imperativo di decarbonizzare il settore dei trasporti, una visione puramente pragmatica suggerisce di analizzare criticamente la fattibilità e le implicazioni di tale scadenza.
L’importanza di affrontare le emissioni del settore dei trasporti è innegabile: nonostante i progressi tecnologici e le normative ambientali, il contributo di questa industria alle emissioni globali rimane eccessivo.
Il dato che le emissioni totali del settore siano ancora superiori a quelle registrate tre decenni fa sottolinea l’urgenza di un’azione decisa, ma non necessariamente improntata a un calendario rigido e potenzialmente destabilizzante.
L’accelerazione verso l’elettrico non può essere semplicemente imposta, ma deve essere supportata da un ecosistema adeguato.
Ciò implica investimenti significativi in infrastrutture di ricarica capillari e efficienti, sviluppo di batterie con maggiore densità energetica, autonomia estesa e tempi di ricarica ridotti, e una produzione sostenibile dei materiali necessari.
Senza queste precondizioni, la transizione rischia di essere lenta, costosa e inefficace, con un impatto limitato sulle emissioni globali e un potenziale effetto regressivo, penalizzando soprattutto le fasce più deboli della popolazione.
Inoltre, è fondamentale considerare l’impatto sociale ed economico della transizione.
La dipendenza da una singola tecnologia, come i veicoli elettrici, potrebbe creare nuove vulnerabilità e concentrare il potere economico in poche mani.
Un approccio più resiliente e sostenibile dovrebbe includere lo sviluppo di alternative come i biocarburanti avanzati, l’idrogeno verde per i trasporti pesanti e a lungo raggio, e l’ottimizzazione dell’efficienza dei veicoli esistenti.
Un’analisi approfondita dei cicli di vita dei veicoli, dalla produzione allo smaltimento, è cruciale per garantire che la transizione non generi semplicemente un trasferimento delle emissioni da un punto all’altro della catena del valore.
La produzione di batterie, ad esempio, richiede l’estrazione di minerali preziosi con un impatto ambientale significativo che deve essere mitigato.
In definitiva, l’obiettivo della decarbonizzazione dei trasporti deve rimanere fermo, ma la strada per raggiungerlo deve essere flessibile, adattabile e basata su una valutazione realistica delle sfide e delle opportunità, evitando un approccio dogmatico che rischia di compromettere la sua stessa riuscita.
Un focus sulla mobilità sostenibile, che integri diverse tecnologie e consideri l’intero sistema di trasporto, si rivelerà più efficace e duraturo nel lungo termine.