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Pensioni: Retorica vs. Realtà, un Sistema Ancora Regressivo

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La narrativa governativa, che dipinge un’azione di profonda riforma e innovazione, si scontra con un’analisi più distaccata che rivela una realtà ben diversa: si tratta, in sostanza, di una serie di aggiustamenti contingenti, correzioni puntuali che non intaccano la struttura portante di una manovra pensionistica intrinsecamente regressiva.

La retorica del “cambiamento” si rivela una patina sottile che maschera una direzione di marcia inesorabilmente rivolta al deterioramento delle opportunità di accesso a una vita lavorativa dignitosa e a una pensione adeguata.
Questa percezione, condivisa da numerose organizzazioni sindacali, inclusa la Cgil nazionale, evidenzia una discrepanza cruciale tra l’immagine proiettata dall’esecutivo e l’impatto reale delle politiche attuate.
Non si tratta di un ripensamento radicale del sistema pensionistico, né di una revisione degli obiettivi fondativi della manovra.
Piuttosto, si assiste a una gestione delle critiche e delle pressioni sociali attraverso modifiche mirate, sufficienti forse ad addolcire la percezione pubblica, ma insufficienti a modificare la traiettoria complessiva.

L’impianto normativo resta saldamente ancorato a principi che premiano l’aumento dell’età pensionabile, l’allungamento della durata contributiva e la riduzione dei coefficienti di trasformazione, con conseguenze particolarmente penalizzanti per le categorie di lavoratori con carriere discontinue, part-time o con impieghi gravosi.

La flessibilità, spesso invocata, appare quindi più un’illusione che una reale possibilità di scelta per i lavoratori, costretti a navigare in un labirinto di requisiti e scadenze.
La retorica del cambiamento ignora, inoltre, le profonde trasformazioni del mercato del lavoro: la precarietà, la frammentazione contrattuale, la crescente disparità salariale, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della speranza di vita.

Un sistema pensionistico che non tiene conto di questi fattori rischia di generare un divario sempre più ampio tra chi può accedere a una pensione adeguata e chi, al contrario, si troverà a dover affrontare un futuro economicamente incerto.
L’analisi approfondita della manovra rivela, quindi, una visione miope che privilegia l’apparenza a scapito della sostanza, la stabilità finanziaria a breve termine a scapito della giustizia sociale a lungo termine.

La Cgil, con la sua nota, intende contribuire a una discussione più trasparente e realistica, invitando a superare le narrazioni superficiali e a concentrarsi sulle vere esigenze dei lavoratori e sulla necessità di un sistema pensionistico equo, sostenibile e in grado di rispondere alle sfide del futuro.
La battaglia per un futuro pensionistico giusto non può essere vincente se si basa su illusioni e compromessi che lasciano inalterate le disuguaglianze strutturali.

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