La recente manovra finanziaria si è rivelata un’occasione mancata per affrontare le criticità del sistema pensionistico italiano, anzi, in alcuni aspetti ha esacerbato le difficoltà esistenti.
Le istanze avanzate dalle rappresentanze sindacali, con particolare riferimento a proposte come “Opzione Donna”, non hanno ricevuto risposte concrete, lasciando in sospeso una platea di lavoratori che aspirano a un futuro previdenziale più equo e dignitoso.
Il dibattito sulle pensioni, troppo spesso relegato al contesto contingente di una manovra economica, dovrebbe invece permeare l’agenda politica in modo costante e proattivo.
È imperativo avviare una riforma strutturale, capace di riparare i danni causati dalla Riforma Fornero, un provvedimento che, sebbene mirasse a garantire la sostenibilità del sistema, ha prodotto effetti collaterali profondamente impattanti sulla vita di milioni di lavoratori e pensionati.
La Riforma Fornero, con la sua innalzamento dell’età pensionabile e la revisione dei criteri di calcolo delle prestazioni, ha introdotto una discontinuità brusca rispetto al passato, penalizzando in particolare le generazioni meno fortunate e coloro che hanno avuto carriere discontinue o lavorativo gravose.
La sua implementazione ha generato incertezza, frustrazione e un senso di ingiustizia diffuso tra i lavoratori, che si sono visti negare la possibilità di andare in pensione ad un’età ragionevole, dopo anni di sacrificio e dedizione al lavoro.
Un’eventuale riforma dovrebbe necessariamente tener conto di questi aspetti, puntando a garantire maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, tenendo conto delle specificità delle diverse categorie di lavoratori e delle loro carriere.
È fondamentale, inoltre, rivedere i criteri di calcolo delle prestazioni, introducendo meccanismi che tengano conto della reale esperienza lavorativa di ciascun individuo, superando logiche puramente algoritmiche e impersonali.
Inoltre, la riforma non può prescindere da una riflessione profonda sul ruolo del lavoro autonomo e delle professioni, che spesso si trovano in una situazione di svantaggio rispetto ai lavoratori dipendenti in termini di accesso alla previdenza.
È necessario, quindi, introdurre misure che favoriscano l’inclusione dei lavoratori autonomi nel sistema previdenziale, garantendo loro prestazioni adeguate e sostenibili nel tempo.
L’obiettivo finale di qualsiasi riforma pensionistica deve essere quello di garantire un futuro previdenziale equo e dignitoso per tutti i lavoratori italiani, assicurando che nessuno venga lasciato indietro e che tutti possano godere di una vecchiaia serena e sicura.
Questo richiede un impegno politico coraggioso e una visione di lungo termine, che vada oltre le logiche di breve termine e le pressioni ideologiche.
È necessario un dialogo costruttivo tra tutte le parti sociali, per trovare soluzioni condivise e sostenibili nel tempo, che tengano conto delle esigenze di tutti e che garantiscano la stabilità e l’equità del sistema previdenziale italiano.







