La discussione sulla previdenza complementare in Italia si rivela, ancora una volta, specchio di una lacuna strategica a livello politico.
Promesse generose e interventi marginali si susseguono, mascherando una visione a breve termine che rischia di compromettere la solidità del sistema di welfare nel lungo periodo.
Questa miopia, come evidenziato dal presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, durante l’evento “Il valore del dialogo: l’engagement di Assofondipensione”, non coglie la cruciale interdipendenza tra la sicurezza pensionistica individuale e la stabilità sociale nazionale.
La previdenza complementare non è un optional, ma un pilastro essenziale per integrare le prestazioni erogate dal sistema pubblico, sempre più sotto pressione demografica ed economica.
L’attuale tasso di adesione, attestatosi intorno al 30%, appare drammaticamente insufficiente se confrontato con la realtà di nazioni avanzate, dove la penetrazione della previdenza complementare supera ampiamente il 70%, e in alcuni casi, raggiunge valori superiori all’80%.
Questa disparità non è solo una questione di numeri, ma riflette una profonda inadeguatezza nella comprensione del ruolo della previdenza complementare nel contesto più ampio della sicurezza finanziaria delle famiglie e della sostenibilità del sistema pensionistico.
Un basso tasso di adesione implica un onere maggiore per le future generazioni e un rischio crescente di precarietà per i lavoratori che si avvicinano alla pensione.
Assofondipensione si pone come interlocutore privilegiato per i fondi pensione, con l’obiettivo di stimolare un aumento significativo dell’adesione.
Questo richiede un approccio sinergico che coinvolga non solo i fondi stessi, ma anche le istituzioni, le aziende e i lavoratori.
È necessario un dialogo aperto e costruttivo per superare le barriere che frenano l’adesione, come la scarsa informazione, la complessità dei prodotti finanziari e la percezione di un costo eccessivo.
L’aumento del tasso di adesione alla previdenza complementare non può essere perseguito solo attraverso incentivi fiscali, sebbene questi ultimi rimangano uno strumento importante.
È altrettanto cruciale promuovere una cultura della pianificazione finanziaria a lungo termine, sensibilizzando i lavoratori sull’importanza di integrare la previdenza pubblica con soluzioni complementari personalizzate.
Inoltre, è fondamentale semplificare i prodotti pensionistici, rendendoli più trasparenti e accessibili a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro livello di istruzione o dalla loro posizione lavorativa.
L’innovazione tecnologica può giocare un ruolo chiave in questo senso, offrendo strumenti digitali intuitivi che consentano ai lavoratori di gestire i propri investimenti in modo autonomo e consapevole.
La sfida è ambiziosa, ma non insormontabile.
Richiede un cambio di paradigma, un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti e una visione politica a lungo termine che metta al centro la sicurezza finanziaria delle famiglie italiane e la sostenibilità del sistema pensionistico.
Il futuro del welfare del nostro Paese dipende, in larga misura, dalla nostra capacità di affrontare questa sfida con determinazione e lungimiranza.







