giovedì 4 Settembre 2025
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Rilancio Italia: serve una svolta industriale, non solo Irpef

L’approccio alla questione fiscale, limitandosi a interventi mirati sull’Irpef, rischia di essere un palliativo inadeguato per stimolare una crescita economica robusta e duratura.
Una riduzione delle aliquote, focalizzata esclusivamente sul ceto medio, non costituisce di per sé un motore di sviluppo.

La vera leva per il rilancio del Paese risiede in una profonda revisione delle politiche industriali, orientate a incrementare la produttività, a rafforzare il tessuto imprenditoriale e, in ultima analisi, a posizionare l’industria al centro delle priorità nazionali.

Il dibattito politico in corso, in vista della prossima manovra economica, sembra spesso concentrarsi su soluzioni superficiali.

In questo contesto, l’intervento del Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, rivolto agli industriali emiliani, rappresenta un monito e una proposta concreta.
Orsini ribadisce la necessità impellente di un piano industriale straordinario, con un investimento complessivo di circa 8 miliardi di euro.
Questo piano, tuttavia, non dovrebbe essere inteso come un mero intervento di sostegno finanziario.

Si tratta di una visione strategica che implica una serie di azioni interconnesse e coordinate, mirate a superare le debolezze strutturali che frenano la competitività italiana.
Innanzitutto, è cruciale investire in ricerca e sviluppo, incentivando l’innovazione tecnologica e la transizione verso un’economia più sostenibile.

Ciò richiede un rafforzamento delle collaborazioni tra università, centri di ricerca e imprese, creando un ecosistema favorevole alla nascita di nuove tecnologie e alla loro rapida applicazione nel mondo del lavoro.
Parallelamente, è essenziale modernizzare le infrastrutture, sia fisiche che digitali.

La digitalizzazione delle imprese, l’ammodernamento delle reti di trasporto e l’implementazione di soluzioni smart per la gestione dell’energia sono elementi chiave per aumentare l’efficienza e ridurre i costi.

Un altro aspetto fondamentale è la semplificazione burocratica.

La complessità normativa e l’eccessiva burocrazia rappresentano un freno significativo all’attività imprenditoriale, scoraggiando gli investimenti e ostacolando la crescita.
Inoltre, il piano industriale straordinario dovrebbe prevedere misure per favorire l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, spesso penalizzate dalla difficoltà di ottenere finanziamenti a condizioni vantaggiose.

Infine, è imprescindibile investire nella formazione professionale, per adeguare le competenze dei lavoratori alle esigenze del mercato del lavoro in continua evoluzione.

Un capitale umano qualificato è la risorsa più importante per la competitività di un Paese.
In sintesi, l’intervento di Confindustria non si limita a richiedere un aumento delle risorse destinate all’industria, ma sollecita una profonda riflessione sulle politiche economiche, orientata a creare un ambiente favorevole alla crescita, all’innovazione e alla creazione di posti di lavoro di qualità.
Solo attraverso un approccio strategico e lungimirante sarà possibile garantire un futuro prospero per l’Italia.

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