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Stallo USA: PMI servizi a 50, campanello d’allarme per l’economia

Il Settembre 2023 ha segnato un punto di svolta per l’economia statunitense, con l’indice Purchasing Managers’ Index (PMI) del settore terziario, pubblicato dal Institute for Supply Management (ISM), che si è fermato a 50.

Questo valore, apparentemente modesto, rappresenta un segnale di allarme significativo, indicando una fase di sostanziale immobilismo, una condizione di stallo che non si verificava da oltre un decennio, precisamente da Agosto 2010.
L’importanza di questo dato risiede nella sua capacità di anticipare trend economici futuri.
L’ISM PMI dei servizi, essendo un indicatore composito che aggrega informazioni su nuovi ordini, attività industriale, occupazione, prezzi e consegne, fornisce un quadro olistico della salute del settore terziario, il quale, a sua volta, rappresenta una quota preponderante del Prodotto Interno Lordo (PIL) americano.
Un valore di 50 in questo indice è convenzionalmente considerato la linea di demarcazione tra espansione e contrazione.
Un valore superiore a 50 suggerisce un’espansione del settore, mentre un valore inferiore implica una contrazione.
Il dato di Settembre, con il suo 50 preciso, non indica quindi una recessione tecnica immediata, ma piuttosto una perdita di slancio, una frenata nell’inerzia di crescita precedentemente osservata.

Questa situazione è da interpretarsi alla luce del contesto macroeconomico più ampio.
L’inflazione, pur rallentando rispetto ai picchi del 2022, rimane al di sopra degli obiettivi fissati dalla Federal Reserve (Fed), costringendo la banca centrale a mantenere una politica monetaria restrittiva, con conseguenti aumenti dei tassi di interesse.

Questi aumenti incidono negativamente su investimenti e consumi, raffreddando l’attività economica.
Inoltre, la situazione geopolitica globale, con conflitti armati e tensioni commerciali, introduce un elemento di incertezza che frena gli investimenti e la crescita.

L’incremento dei costi delle materie prime, legato a queste tensioni, contribuisce ulteriormente all’inflazione e riduce il potere d’acquisto dei consumatori.
Il dato ISM non è un evento isolato.

È parte di un quadro più complesso che include altre indicatori economici, come la crescita lenta del mercato immobiliare, la diminuzione della spesa per beni durevoli e la persistente debolezza del settore manifatturiero.

L’implicazione di questo rallentamento del settore dei servizi è che la Federal Reserve potrebbe essere costretta a rivedere le proprie proiezioni sull’inflazione e sulla crescita economica, potenzialmente modificando la sua politica monetaria.

Una pausa, o addirittura un inversione, dei rialzi dei tassi di interesse non è da escludere, anche se una decisione del genere comporterebbe dei rischi, come un aumento dell’inflazione o una svalutazione del dollaro.

In definitiva, l’indice ISM a 50 rappresenta un campanello d’allarme che merita un’attenta analisi e un monitoraggio costante degli sviluppi economici futuri.

La resilienza dell’economia statunitense sarà messa alla prova e la capacità di adattamento alle nuove sfide economiche e geopolitiche sarà determinante per il percorso futuro del paese.

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