22 gennaio 2025 – 22:13
Edith Bruck, scrittrice e poetessa sopravvissuta alla deportazione ad Auschwitz, ha condiviso un incontro straordinario con una kapo polacca che l’ha riconosciuta a Roma. Questo episodio ha ispirato uno dei suoi libri più celebri, pubblicato nel 2012 e ora riproposto dalla casa editrice La nave di Teseo. Il nome della kapo era Lola e nonostante il timore di essere denunciata da Edith, la donna ebrea ungherese non prese questa decisione perché non poteva conoscere appieno le sofferenze che aveva vissuto la kapo durante la sua deportazione avvenuta due anni prima. Durante la selezione ad Auschwitz, Edith fu separata dalla madre e portata a destra insieme alla sorella per i lavori forzati, mentre sua madre fu condotta verso sinistra, destinata alla camera a gas. Un gesto inaspettato di un soldato tedesco le salvò la vita indicandole di andare a destra. Nonostante il dolore della perdita della madre, Edith ricorda con commozione quel momento cruciale.Da allora, Edith porta dentro di sé il peso di Auschwitz, un’esperienza che non si può cancellare. Attraverso i suoi libri e le sue testimonianze nelle scuole da oltre 64 anni, si impegna a raccontare la Shoah come un dovere morale per mantenere viva la memoria delle vittime dell’Olocausto. Con determinazione e consapevolezza del rischio di oblio totale dopo la scomparsa dei sopravvissuti, Edith Bruck si impegna a continuare a testimoniare fino all’ultimo respiro.La sua storia toccante e coraggiosa rimarrà come monito contro l’oblio e come insegnamento sulla resilienza umana anche quando si affrontano le tragedie più atroci della storia.