La vicenda di Emanuele De Maria risulta essere un caso grave ed inedito all’interno del sistema penitenziario italiano, poiché il detenuto è stato autorizzato a lavorare al di fuori del carcere dopo essersi presentato con una condotta esemplare all’interno delle mura dell’istituzione. L’avvocato Daniele Tropea rilascia un comunicato all’ANSA in cui si esprime sorpreso da quanto accaduto e dalla decisione di De Maria, soprattutto se consideriamo la sua storia. È noto che il detenuto era stato assegnato a un albergo di Milano per lavorare e scontare la pena. L’ambiente in cui si trovava sembrava sicuro e tranquillo fino all’accaduto, quando un collega fu gravemente ferito con un coltello.In seguito alla scoperta del corpo morto della barista che era sparita dall’albergo, sono sorti dubbi sulla responsabilità dell’aggressione. Secondo fonti attendibili il detenuto è finito su se stesso, uccidendosi dal Duomo in un gesto apparentemente disperato. La posizione di De Maria all’interno del carcere di Bollate era stata oggetto di valutazioni da parte dell’area educativa e del magistrato di Sorveglianza per Milano – dichiara l’avvocato Daniele Tropea. Tropea ribadisce che lui non avrebbe mai previsto nulla di ciò accaduto e non ha idea su come De Maria sia riuscito a trasgredire le regole del carcere.L’incertezza sulla responsabilità per la morte della barista rimane una delle tante domande aperte legate all’accaduto.