Nella drammatica escalation di un caso che scuote la comunità pratese, Vasile Frumuzache, presunto responsabile degli omicidi di due donne del sesso, si è trovato vittima di un violento atto di aggressione all’interno del carcere della Dogaia. L’aggressore, identificato come parente di Ana Maria Andrei, la giovane scomparsa e tragicamente deceduta nel 2024, la cui scomparsa si è conclusa con la confessione da parte di Frumuzache sotto l’interrogatorio della Procura, ha agito con ferocia, riversando olio bollente sul volto del detenuto.L’episodio, avvenuto nella casa circondariale di Prato in via La Montagnola, ha richiesto l’intervento urgente del 118, che ha trasportato Frumuzache in ospedale in condizioni critiche, classificato come codice giallo. La gravità della situazione è amplificata dalla facilità con cui l’aggressore ha potuto compiere il gesto, eludendo apparentemente qualsiasi forma di controllo da parte del personale carcerario, come ha sottolineato il procuratore Luca Tescaroli.Questo atto di violenza, che si inserisce in un contesto di profonda sofferenza e rabbia popolare derivante dai crimini attribuiti a Frumuzache, solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza all’interno del sistema penitenziario e sulla gestione delle tensioni sociali. L’atto, pur comprensibile nel contesto del dolore e della ricerca di giustizia, non può giustificare la violenza e la negazione dei diritti fondamentali, anche per chi è accusato di crimini efferati.La Procura di Prato ha immediatamente avviato un’indagine penale per fare luce sulle dinamiche che hanno portato all’aggressione e per accertare eventuali responsabilità nell’assicurare la sicurezza del detenuto. L’episodio rappresenta una seria violazione del principio di umanità e rispetto dovuto a ogni individuo, anche a coloro che si trovano in stato di detenzione in attesa di giudizio. La vicenda pone l’accento sull’imperativo di garantire la tutela della dignità umana all’interno del carcere, come garanzia di uno stato di diritto equo e giusto. Il caso Frumuzache, e l’aggressione subita, si configura come un campanello d’allarme per l’intera comunità, evidenziando le fragilità del sistema e la necessità di interventi mirati per prevenire il rischio di nuove violenze e garantire la sicurezza di detenuti e personale carcerario.
Aggressione in carcere: Frumuzache grave, indagine aperta.
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