La scoperta di un ordigno bellico risalente alla Seconda Guerra Mondiale ha innescato un’operazione di evacuazione senza precedenti nel territorio compreso tra Empoli e Vinci, in provincia di Firenze.
Un’emergenza che ha richiamato alla luce le cicatrici di un conflitto globale, rimaste latenti sotto la superficie di una quotidianità apparentemente pacifica.
La localizzazione dell’ordigno, avvenuta durante i lavori di ristrutturazione del Teatro Il Ferruccio a Empoli, ha reso necessario un intervento massiccio per garantire la sicurezza della popolazione.
L’ordigno, una bomba d’aereo di considerevole potenza – stimata in 500 libbre – è stato recuperato originariamente nel comune di Vinci, e la sua presenza ha determinato la definizione di un’area rossa di estensione notevole, raggiante per 468 metri.
Questa zona, estesa e complessa da gestire, ha richiesto un’organizzazione logistica e operativa di elevata precisione, coordinata dalla prefettura di Firenze.
Alle ore 8 del mattino si è attivato il Centro Coordinamento Soccorsi, segnando l’inizio formale dell’evacuazione.
L’intervento è stato preceduto da una fase preparatoria, con il comune di Vinci che aveva già provveduto ad assistere le persone più vulnerabili, collocandole in strutture di supporto a Montaione e Orentano.
Un gesto premuroso che ha anticipato le esigenze di chi, per età, disabilità o altre condizioni, necessitava di una maggiore assistenza.
Per gestire il flusso di persone evacuate, sono stati allestiti centri di accoglienza temporanei in entrambi i comuni.
Empoli ha aperto le porte della palestra della scuola Busoni, mentre Vinci si è affidata al Palazzetto dello sport Falcone e Borsellino a Sovigliana.
Questi spazi, trasformati in rifugi temporanei, offrono un luogo sicuro e confortevole per chi ha dovuto lasciare momentaneamente le proprie abitazioni.
L’accesso all’area rossa è stato interdetto a partire dalle ore 21, anticipando il massiccio movimento di persone.
Entro le 09:00 le operazioni di evacuazione dovevano essere completate, un obiettivo ambizioso che ha richiesto la massima efficienza e collaborazione tra tutti gli enti coinvolti.
Per garantire la completezza dei controlli e la certezza dell’assenza di persone rimaste all’interno della zona rossa, sono stati impiegati anche droni, un’innovativa tecnologia che ha permesso di effettuare sopralluoghi aerei e di monitorare l’area da una prospettiva privilegiata.
Il rientro nelle abitazioni e nella zona interessata avverrà solo al termine delle operazioni di disinnesco, trasferimento controllato dell’ordigno e successiva demolizione controllata (brillamento).
Questa fase, cruciale e potenzialmente pericolosa, sarà eseguita da artificieri altamente specializzati del reggimento Genio Ferrovieri dell’Esercito Italiano di Castel Maggiore (Bologna), che opereranno con la massima cautela e professionalità.
L’episodio solleva interrogativi sulla presenza di altri ordigni inesplosi nel territorio, testimonianza silenziosa di un passato bellico che continua a influenzare la vita delle comunità locali.