La vicenda legata al deposito di carburante di Calenzano (Firenze), teatro di una tragica esplosione il 9 dicembre 2024, entra in una nuova fase con la decisione della Procura di Prato di disporne il dissequestro e la restituzione a Eni S.
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A.
Questa ordinanza, frutto di una richiesta avanzata dalla difesa della società, segna un punto di svolta nel complesso procedimento penale tuttora in corso, focalizzato sull’accertamento delle responsabilità per la catastrofe che ha causato vittime e feriti.
Tuttavia, la Procura, con un atto di grande ponderazione tecnica, ha mantenuto inalterato il vincolo sulla Ple, la piattaforma elevatrice aerea impiegata al momento dello scoppio.
Questa decisione, lungi dall’essere una mera formalità, riflette la volontà di preservare un elemento cruciale per l’analisi forense e l’eventuale ricostruzione dinamica degli eventi che hanno portato alla deflagrazione.
La piattaforma, infatti, costituisce una fonte di prova potenzialmente determinante per il completamento dell’incidente probatorio, un’attività investigativa complessa finalizzata all’approfondimento delle circostanze e delle cause dell’incidente.
Il dissequestro del deposito in sé risponde alla valutazione che, allo stato attuale delle indagini, non sussistono più i presupposti per la misura cautelare probatoria, che era stata disposta immediatamente dopo il disastro.
La Procura, nel suo ragionamento, tiene conto delle dichiarazioni di Eni, che ha formalmente espresso l’intenzione di non riutilizzare il sito per lo stoccaggio di carburanti.
L’azienda, infatti, ha annunciato un piano di delocalizzazione delle attività, frutto di un accordo con le istituzioni locali volto a garantire una gestione sostenibile del territorio.
Più radicale e lungimirante è l’impegno di Eni di procedere con una trasformazione profonda dell’area, orientata verso un modello di sviluppo basato sulla transizione energetica e sulla produzione di fonti rinnovabili.
Questo orientamento strategico, lungi dall’essere una semplice riqualificazione, rappresenta un segnale concreto di responsabilità sociale e di volontà di contribuire alla decarbonizzazione dell’economia.
Il Procuratore Luca Tescaroli, commentando la decisione, ha espresso fiducia nella serietà dell’impegno assunto da Eni, escludendo la necessità di ulteriori misure cautelari, come un sequestro preventivo, che avrebbero potuto ostacolare i piani di riqualificazione.
Questa fiducia, unitamente alla complessità delle operazioni di bonifica e trasformazione, motiva la decisione di restituire il controllo del sito alla società.
L’ordinanza della Procura di Prato, pertanto, non solo segna un passo avanti nel percorso giudiziario, ma apre anche a una prospettiva di rigenerazione ambientale e di innovazione tecnologica per un’area che, fino a poco tempo fa, era sinonimo di rischio e di tragedia.
La vicenda di Calenzano si trasforma, così, in un caso studio di come un evento drammatico possa stimolare un cambiamento positivo e duraturo, a beneficio dell’intera comunità.