Un presidio vibrante e carico di simbolismo ha animato l’area tra via San Gallo e via Cavour a Firenze, dove un imponente cantiere sta progressivamente modificando il tessuto urbano.
Il comitato “Salviamo Firenze per viverci”, affiancato da altre associazioni civiche, ha espresso con forza il proprio dissenso nei confronti di un ambizioso progetto destinato a trasformare l’ex ospedale militare in un resort di lusso, destinato a una clientela esclusiva.
La protesta, organizzata con un impatto visivo forte, ha visto l’erezione e la successiva distruzione di numerosi “cubi neri” di cartone, un richiamo diretto all’odiato “palazzo cubo nero” che già deturpa il lungarno, un edificio che continua a essere oggetto di indagine giudiziaria nonostante le precedenti manifestazioni.
Questa scelta simbolica sottolinea la continuità di un fenomeno di trasformazione percepita come distorsiva per l’identità fiorentina.
Il progetto in questione, esteso su una superficie di circa 16.000 metri quadri all’interno della Zona a Traffico Limitato (ZTL), prevede la realizzazione di un albergo di lusso e residenze private di prestigio, destinate a un turismo di alto livello.
La proprietà dell’immobile, non più pubblica, è passata nelle mani di un importante colosso immobiliare con sede a Singapore, evidenziando una crescente delocalizzazione della proprietà e del controllo del patrimonio immobiliare fiorentino.
Massimo Torelli, esponente del comitato, ha denunciato la natura speculativa dell’intervento, definendolo “un quartiere dell’iperlusso” deliberatamente progettato per attrarre una clientela benestante.
Si prevede che il costo al metro quadro superi i 20.000 euro, con suite di lusso offerte a prezzi di 10.000 euro a notte, una cifra che accentua la spaccatura tra la comunità locale e le esigenze di un turismo esclusivo.
L’amministrazione comunale descrive l’iniziativa come una “riqualificazione”, una definizione contestata dal comitato, che la considera un insulto alla città e ai suoi abitanti.
L’assenza di una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) è un ulteriore motivo di contestazione, alimentato da voci insistenti che parlano della realizzazione di un eliporto privato all’interno del complesso.
I lavori, in una fase avanzata, puntano all’apertura prevista per il 2027, una data che alimenta l’urgenza di un dibattito pubblico più ampio e profondo sulle implicazioni di questo ambizioso progetto per il futuro di Firenze, la sua identità, la sua vivibilità e la sua capacità di accogliere e servire una comunità diversificata, al di là della mera logica del profitto e dell’esclusività.
La protesta riflette una profonda preoccupazione per la progressiva gentrificazione della città e la perdita di un tessuto sociale coeso e accessibile a tutti.







