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giovedì 20 Novembre 2025

Firenze: Sfruttamento e Abusi, Calciatori Vittime di un Predatore Online

Un’ombra torbida si è abbattuta sulla città di Firenze, rivelando una vicenda di sfruttamento e abuso di fiducia che ha coinvolto giovani calciatori.
Un uomo di 29 anni, originario della città, ha ricevuto una condanna a 5 anni di reclusione e una pena pecuniaria di 30.000 euro per il reato di pornografia minorile, commesso attraverso un disegno premeditato e manipolatorio.

Il giudice Agnese Di Girolamo, nella sentenza emessa in abbreviato, ha aggiunto la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da qualsiasi ruolo in contesti che implicano la presenza di minori, una misura che sottolinea la gravità del crimine e la necessità di proteggere la vulnerabile fascia di età coinvolta.

La dinamica si è sviluppata attraverso una sofisticata strategia di seduzione e inganno.
L’uomo, presentandosi come un influente manager di una nota multinazionale di articoli sportivi, ha saputo abilmente creare un’aura di credibilità, sfruttando l’aspirazione dei giovani calciatori alla visibilità e al successo.
Si è spacciato per giornalista e dirigente calcistico, tessendo una rete di false promesse: l’offerta di scarpe sportive di alta gamma e la possibilità di ottenere rilevanza sui propri canali social, un miraggio allettante per adolescenti desiderosi di affermazione.
La trappola si è concretizzata in una chat online, dove il 29enne ha attirato numerosi ragazzi, di età compresa tra i 13 e i 14 anni.

In questa dimensione virtuale, il predatore ha iniziato a richiedere foto e video di natura intima, presentandoli come un corrispettivo per i benefici promessi.

L’inganno è stato reso ancora più subdolo dalla consapevolezza che i suoi obiettivi erano adolescenti, in un momento cruciale della loro formazione, particolarmente suscettibili alle influenze esterne e desiderosi di approvazione.

È stato l’intervento dei genitori, sospettosi delle attività online dei propri figli e allarmati dalla scoperta di immagini compromettenti sui loro dispositivi mobili, a far luce sulla verità.

La denuncia ha innescato un’indagine congiunta condotta dai Carabinieri e dalla Polizia, che ha rapidamente smascherato le false identità del 29enne.
Le investigazioni hanno confermato che l’uomo non ricopriva alcuna posizione di rilievo nella multinazionale sportiva, non era iscritto all’albo dei giornalisti e non aveva legami con società calcistiche.
La condanna, accompagnata dal risarcimento delle vittime prima dell’inizio del processo, rappresenta un segnale forte contro lo sfruttamento sessuale minorile e la manipolazione attraverso le nuove tecnologie.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sulla necessità di rafforzare l’educazione digitale, promuovere la consapevolezza dei rischi online e implementare strategie di prevenzione per proteggere i giovani da predatori che si nascondono dietro false promesse e identità virtuali.
La vicenda, oltre alla punizione del colpevole, deve servire da monito per l’intera comunità, richiamando l’attenzione sulla fragilità dei minori e sulla responsabilità collettiva di garantire loro un ambiente sicuro e protetto.

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