Francesco e la Terra: Un Cantico di Scienza e Spiritualità

Nell’austera, ma vibrante, atmosfera del cenacolo di Santa Croce, custode silenziosa del pensiero francescano fiorentino, si è recentemente svolta una lectio magistralis a cura del neuroscienziato Stefano Mancuso.

L’occasione, dedicata all’ottavo centenario del *Cantico delle Creature*, non si è limitata a una celebrazione formale, ma si è configurata come un’esplorazione profonda del suo messaggio, sorprendentemente attuale nel contesto delle sfide ambientali contemporanee.
L’iniziativa, intitolata evocativamente “Sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa”, promossa dall’Opera di Santa Croce, dalla Comunità francescana e dalla libreria Todo Modo, ha rappresentato un punto di incontro tra la scienza, la spiritualità e l’arte, invitando a una riflessione multidisciplinare sulla relazione tra l’uomo e il mondo naturale.

Mancuso, autore del recente saggio “Il cantico della terra”, ha offerto una lettura illuminante del *Cantico*, evidenziandone la risonanza con le più recenti scoperte nel campo delle neuroscienze e dell’ecologia profonda.

Lungi dall’essere una semplice preghiera o un inno di lode, il *Cantico* si rivela un documento ecologico ante litteram, una dichiarazione di interdipendenza radicale tra tutte le forme di vita.

Francesco d’Assisi, con la sua visione rivoluzionaria, anticipa concetti fondamentali come la biocentrismo e l’importanza della diversità biologica, proponendo un modello di convivenza armoniosa che contrasta con l’antropocentrismo dominante.

L’interpretazione di Mancuso ha messo in luce la pregnanza dei verbi “sustenta” e “governa” utilizzati da Francesco per descrivere la terra.

Non si tratta di una semplice nutrizione o guida, ma di una governance intrinseca, una capacità autoregolatrice che pervade l’intero ecosistema.
La terra non è un oggetto passivo da sfruttare, ma un sistema complesso e intelligente, capace di generare e sostenere la vita secondo leggi proprie, anteriori e superiori a qualsiasi intervento umano.

Comprendere questa dinamica è cruciale per affrontare le attuali crisi ambientali e per sviluppare un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile.

La ricchezza simbolica della Basilica di Santa Croce ha fornito un contesto visivo potente per questa riflessione.
L’immagine di Francesco che predica agli uccelli nella Pala Bardi, icona di un rapporto di rispetto e comunione con il creato, ha evocato la sacralità della natura.

Le storie di redenzione del gregge, riscattato dal destino del macello, e del matrimonio con la Povertà, raffigurato nel polittico di Giovanni del Biondo, hanno ampliato la narrazione, sottolineando il valore intrinseco di ogni essere vivente e la necessità di rinunciare a logiche di dominio e sfruttamento.
L’arte, dunque, si erge a testimonianza silenziosa di un messaggio che continua a risuonare attraverso i secoli, invitando a una profonda trasformazione interiore e a un nuovo patto con la terra.
La lectio ha lasciato un’eco potente, un invito all’azione e alla riscoperta di un’antica saggezza, essenziale per il futuro del pianeta.

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