L’inchiesta che scuote il tessuto amministrativo di Prato si conclude, almeno provvisoriamente, con una decisione del giudice per le indagini preliminari (GIP) Alessandro Moneti che segna un punto di rottura rispetto alle richieste della Procura antimafia fiorentina. Riccardo Matteini Bresci, imprenditore al centro delle accuse, è stato posto agli arresti domiciliari, mentre Ilaria Bugetti, ex sindaca, è stata esclusa dall’applicazione di una misura cautelare.La decisione, che si fonda su una complessa valutazione degli elementi raccolti, non inficia la gravità degli indizi di colpevolezza che emergono nei confronti di entrambi gli indagati per il presunto reato di corruzione. Il GIP accoglie infatti la ricostruzione della Procura in merito alla dinamica dei fatti, riconoscendo l’esistenza di un rapporto di convenienza e di influenza reciproca tra l’imprenditore e la funzionaria pubblica.Secondo le argomentazioni del magistrato inquirente, l’atteggiamento dell’ex sindaca, Ilaria Bugetti, è stato determinato da un sentimento di gratitudine e da una relazione di amicizia consolidata nel tempo, con benefici di natura non meglio specificata ricevuti nel corso degli anni. Tuttavia, l’applicazione di una misura cautelare a suo carico risulta, allo stato, infondata. Il giudice ha motivato la mancata applicazione con la ritenuta, ragionevole, di un venire meno delle esigenze cautelari derivante dalle dimissioni volontarie dell’indagata dalla carica di sindaco. Pur essendo le dimissioni formalmente irrevocabili solo a distanza di venti giorni, come previsto dalla normativa di riferimento, il giudice esclude qualsiasi dubbio circa la loro serietà e il loro impatto sulla valutazione del pericolo di fuga o di inquinamento probatorio.La decisione di applicare la misura cautelare agli arresti domiciliari a carico di Riccardo Matteini Bresci si fonda sulla constatazione di un pericolo concreto di reiterazione dei reati. Il GIP ha evidenziato una tendenza sistematica nell’azione dell’imprenditore, che si manifesta attraverso l’utilizzo strumentale di figure apicali all’interno della pubblica amministrazione. Matteini Bresci, secondo l’analisi del giudice, avrebbe sfruttato posizioni di potere per perseguire i propri interessi, compromettendo l’imparzialità e la legalità dell’azione amministrativa. L’episodio rappresenta, quindi, non solo un singolo atto corruttivo, ma un modello comportamentale volto a manipolare le dinamiche del potere pubblico a proprio vantaggio. La misura restrittiva, in questo contesto, appare necessaria per garantire la serenità delle indagini e prevenire ulteriori comportamenti illeciti. La vicenda solleva interrogativi profondi sulla trasparenza dei processi decisionali e sulla necessità di rafforzare i controlli interni agli enti pubblici, al fine di salvaguardare l’interesse collettivo e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Prato, inchiesta corruzione: arresti domiciliari per l’imprenditore, esclusa cautela per l’ex sindaca.
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