sabato 2 Agosto 2025
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Prato, smantellata rete criminale: 9 milioni in criptovalute e documenti falsi

Un sofisticato sistema criminale, operante a Prato e radicato nell’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, è stato smantellato grazie a un’operazione congiunta tra la Procura della Repubblica pratese, il Comando Carabinieri per la Tutela della Proprietà Industriale di Roma, l’Arma provinciale di Prato e il Corpo di Guardia di Finanza.
L’indagine, resa possibile dall’acquisizione e dall’analisi di dati digitali, ha rivelato una complessa rete volta a riciclare ingenti capitali attraverso l’impiego di criptovalute e la produzione illegale di documenti di identità falsi.

Al centro dell’organizzazione vi era un uomo di 45 anni, cittadino cinese, la cui abitazione è stata oggetto di perquisizione.
L’analisi dei dispositivi digitali in suo possesso ha portato alla luce l’utilizzo di due “wallet” digitali – Token Pocket – collegati a indirizzi telematici che hanno gestito movimentazioni di criptovalute per un valore complessivo superiore ai nove milioni di euro nel periodo aprile-luglio.
La provenienza di questi fondi è stata rintracciata, in prevalenza, in piattaforme di scambio di criptovalute, evidenziando l’ingente flusso di capitali illeciti che transita attraverso questi canali.

L’indagine ha permesso di ricostruire due percorsi distinti per i flussi finanziari.

Un primo percorso ha rivelato che parte dei fondi veniva depositati su una piattaforma finanziaria con sede in Cambogia, identificata come “shadow bank” dal Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN) del Dipartimento del Tesoro statunitense, un ente che monitora e contrasta il riciclaggio di denaro a livello globale.
Questo collegamento con una giurisdizione considerata a rischio per la trasparenza finanziaria suggerisce un tentativo di occultare l’origine illecita dei capitali e di dissimulare la destinazione finale.

Il secondo percorso ha portato alla scoperta di wallet privati, dove una parte significativa dei fondi è rimasta ferma, difficilmente rintracciabile e pronta per essere utilizzata in attività illecite.

Il possesso materiale di criptovalute, per un valore di centodiciassettemila euro, è stato attribuito all’uomo e ad altre persone connesse all’organizzazione, suggerendo una struttura gerarchica e una divisione dei ruoli all’interno del sistema criminale.

Oltre alle criptovalute, la perquisizione ha permesso di sequestrare contanti per quindicimila euro, attrezzature per la contraffazione di documenti – tra cui stampanti e laminatori – e una vasta gamma di supporti fisici per la creazione di carte d’identità elettroniche: “tessere bianche” dotate sia di microchip che di banda magnetica, e altre solo con banda magnetica, unitamente a pellicole olografiche, elementi essenziali per rendere i documenti falsi verosimili e difficili da riconoscere come contraffatti.
L’operazione evidenzia la crescente sofisticazione delle organizzazioni criminali, capaci di sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie finanziarie, come le criptovalute, e dalla digitalizzazione dei documenti, per eludere i controlli e riciclare denaro di provenienza illecita, minando la sicurezza e la stabilità del sistema economico.

L’indagine è ancora in corso e si concentrerà sull’identificazione di tutti i membri dell’organizzazione e sul tracciamento della destinazione finale dei capitali illeciti.

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