Il mercato immobiliare fiorentino, e in particolare il quartiere di Santa Croce, sta assistendo a fenomeni di speculazione che sollevano interrogativi etici e burocratici.
Un annuncio recentemente emerso, portato alla luce dal comitato “Salviamo Firenze per viverci”, incarna in modo emblematico questa deriva.
Si tratta di un monolocale di soli 12 metri quadri, offerto in vendita a un prezzo di 130.000 euro.
La particolarità di questa proposta, che va ben oltre la mera iniquità del costo, risiede nella sua intrinseca problematicità.
L’immobile, descritto in un depliant di un network immobiliare, manca di un elemento fondamentale per qualsiasi abitazione: l’accesso alla luce naturale.
Essere privo di finestre pone seri dubbi sulla sua abitabilità, una condizione giuridica e tecnica necessaria per legittimare un immobile come luogo di residenza.
Il comitato “Salviamo Firenze per viverci”, guidato dal suo portavoce Massimo Torelli, non si limita a denunciare il prezzo esorbitante, ma solleva anche una serie di questioni procedurali e normative.
L’annuncio evidenzia la presenza del codice identificativo nazionale (CIN) per affitti turistici, un elemento cruciale nel contesto regolamentare degli affitti brevi a Firenze.
Il Comune di Firenze, con il suo regolamento sugli affitti turistici, aveva infatti stabilito parametri chiari per la concessione del CIN, tra cui la dimensione minima dell’immobile (28 metri quadri) e l’impossibilità di cederlo.
Il regolamento mirava a preservare la disponibilità di alloggi per i residenti, limitando l’impatto degli affitti brevi sul tessuto abitativo cittadino.
L’offerta di un monolocale di 12 metri quadri, senza finestre e con CIN trasferibile, sembra pertanto in diretta violazione di queste norme.
La domanda che pone il comitato è legittima: come è possibile che un immobile del genere possa essere commercializzato in queste condizioni?Inoltre, si interroga sull’effettiva operatività della “task force” annunciata dal Comune per i controlli sugli affitti brevi.
Il sospetto è che i meccanismi di vigilanza siano insufficienti o inefficaci, consentendo pratiche commerciali discutibili e dannose per la vivibilità della città.
Questo caso non è solo un esempio di speculazione immobiliare, ma anche un campanello d’allarme sulla necessità di rafforzare i controlli, di garantire il rispetto delle normative e di proteggere il diritto alla casa per i residenti fiorentini.
La questione sollevata dal comitato “Salviamo Firenze per viverci” invita a una riflessione più ampia sul futuro della città e sulla necessità di un modello di sviluppo più sostenibile e inclusivo.
La salvaguardia dell’identità fiorentina e la sua accessibilità a chi vi vive quotidianamente dipendono anche dalla capacità di contrastare queste tendenze speculative.






