La tragica vicenda che ha colpito Alberoro, frazione di Monte San Savino, Arezzo, si configura come un monito inquietante sulla complessità e i rischi potenziali legati all’uso di prodotti chimici per la disinfestazione domestica.
Lungi dall’essere una semplice contaminazione da residui pesticidi, come inizialmente ipotizzato, l’evento mortale che ha causato il decesso di Antonella Peruzzi, 66 anni, e il ricovero del marito, Domenico Tavanti, 69 anni, sembra essere riconducibile all’esposizione a un principio attivo utilizzato per il controllo degli attacchi di tarli.
La Procura della Repubblica di Arezzo, guidata dal sostituto procuratore Marco Dioni, ha avviato un’indagine preliminare a carico del legale rappresentante della ditta incaricata di eseguire l’intervento di disinfestazione all’interno dell’abitazione della coppia.
L’attenzione si concentra ora sull’analisi delle sostanze utilizzate e sulle procedure adottate durante l’intervento, per accertare se eventuali errori o negligenze abbiano contribuito a determinare la drammatica catena di eventi.
La necessità di una ricostruzione accurata e scientificamente rigorosa si è resa evidente con la programmazione di un’autopsia, che si terrà giovedì a Siena sotto la direzione del professor Gabbrielli.
Un consulente nominato dall’indagato sarà presente per garantire la trasparenza e l’obiettività dell’esame.
Contemporaneamente, la salma di Antonella Peruzzi sarà riesumata, al fine di effettuare ulteriori accertamenti e prelevare campioni per analisi più approfondite, potenzialmente in grado di identificare con precisione il composto tossico responsabile dell’intossicazione.
Il decesso improvviso, caratterizzato da un acuto attacco di vomito e diarrea, ha sconvolto la comunità locale e ha sollevato interrogativi cruciali sulla sicurezza nell’utilizzo di prodotti chimici in ambito domestico.
Domenico Tavanti, il marito della defunta, ha manifestato sintomi di intossicazione in più occasioni nei giorni successivi al decesso della moglie, venendo ricoverato in ospedale per accertamenti.
Le provette prelevate durante il ricovero del 69enne sono state sottoposte a sequestro per comparare il suo profilo biochimico con le caratteristiche del presunto agente tossico, cercando di stabilire un nesso causale tra l’esposizione e le condizioni di salute.
L’inchiesta non si limita alla mera identificazione del prodotto chimico incriminato, ma mira a ricostruire l’intero percorso, dalla scelta del prodotto alla sua applicazione, valutando la conformità alle normative vigenti e l’adeguatezza delle precauzioni adottate.
L’evento sottolinea l’importanza di una formazione specifica per chiunque operi nel settore della disinfestazione, nonché della necessità di informare adeguatamente i clienti sui rischi potenziali e sulle misure di sicurezza da adottare.
La vicenda rappresenta un campanello d’allarme per tutti, richiamando l’attenzione sulla responsabilità congiunta di produttori, applicatori e utenti nell’uso sicuro e consapevole di sostanze chimiche in ambiente domestico.







