Dalle brume del Bangladesh, un viaggio spezzato e una promessa ingannevole: così inizia la storia di Zamal, un giovane di soli sedici anni strappato alla sua terra, vittima di una rete criminale transnazionale che alimenta il traffico di esseri umani.
Allettato dalla speranza di un futuro più prospero, si è ritrovato disorientato e vulnerabile, catapultato in un contesto estraneo e spaventoso.
L’accoglienza iniziale in una struttura d’emergenza è presto sostituita dalla protezione di Casa Silvano, un fiore all’occhiello del Consorzio Zenit, un luogo sicuro alle Piagge, nel cuore di Firenze.
L’esperienza a Casa Silvano, tuttavia, non è solo rifugio, ma catalizzatore di un percorso di ricostruzione e integrazione.
L’anelito alla conoscenza, la sete di apprendimento dell’italiano, si traducono in una richiesta immediata di iscrizione scolastica.

Zamal, animato da un profondo senso di responsabilità verso i suoi genitori, rimasti in Bangladesh a lottare con la terra e la malattia della madre, coltiva il sogno di inviare loro un sostegno concreto.

Il giorno dell’iscrizione, un gesto di profonda gratitudine, un inginocchiarsi per ringraziare coloro che gli offrono un’opportunità di redenzione.

Il percorso scolastico è intenso e mirato: prima un corso intensivo di italiano che gli permette di conseguire la licenza media, poi l’iscrizione alle superiori, dove sceglie un indirizzo tecnico, meccanica, presso l’Istituto Tecnico Industriale Leonardo da Vinci.

La passione per la meccanica lo spinge a frequentare una scuola specializzata.

Il duro lavoro e la determinazione ripagano.
Zamal ottiene un posto come apprendista in una carrozzeria fiorentina, un lavoro che gli consente di contribuire al sostentamento della sua famiglia.

Il suo impegno va oltre la dimensione economica: ritrova un senso di connessione con le sue radici prendendosi cura dell’orto comunitario di Casa Silvano, uno spazio verde rigoglioso che accoglie anche anziani del quartiere.

Questa attività, che lo riporta ai ricordi dell’infanzia trascorsa ad aiutare i genitori contadini, rappresenta un’ancora emotiva, un balsamo per l’anima.

Zamal è consapevole dei sacrifici compiuti, nutre il desiderio di rivedere la sua famiglia, ma il suo sguardo è rivolto al futuro.
Il sogno è quello di stabilirsi in Italia, un paese che lo ha accolto con apertura, di costruire una vita autonoma a Firenze, di mettere radici e di fondare una famiglia.
Casa Silvano non è solo un luogo di accoglienza, ma una vera e propria comunità.

Ospita minori, dai dodici ai diciotto anni, allontanati dalle famiglie a seguito di provvedimenti del Tribunale per i Minorenni e affidati ai servizi sociali.
Educatori professionali accompagnano i ragazzi nel loro percorso di crescita, offrendo un supporto costante per raggiungere l’autonomia emotiva, acquisire competenze scolastiche e professionali e rielaborare il passato, preparando il terreno per un futuro adulto sereno e indipendente.

Il modello di Casa Silvano rappresenta un esempio virtuoso di come l’accoglienza e l’integrazione possano trasformare vite, offrendo a giovani vulnerabili un’opportunità di riscatto e un futuro di speranza.