Firenze si rivela attraverso un percorso visivo inedito, un’esplorazione stratificata che intreccia l’opera del fotografo italo-tedesco Armin Linke con un corpus di immagini storiche e documentarie provenienti dalla prestigiosa Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut.
La mostra ‘Armin Linke: The City as Archive.
Florence’, inaugurata a Palazzo Grifoni Budini Gattai, non si propone come una semplice esposizione di fotografie, bensì come un’indagine complessa sulla memoria collettiva e sulla costruzione dell’immagine urbana.
L’approccio di Linke, attento e meticoloso, si fa interprete di un territorio stratificato, un archivio vivente costituito da istituzioni, collezioni e opere d’arte che nel tempo hanno contribuito a plasmare l’identità di Firenze.
La mostra non si limita ai luoghi iconici e percorsi turistici convenzionali, ma si avventura in spazi meno noti, rivelando un panorama culturale ricco e diversificato: dall’imponente Archivio di Stato, custode di secoli di documenti, all’Erbario centrale, scrigno di saperi botanici, passando per l’Opificio delle Pietre Dure, fucine di maestria artigianale, il Museo Galileo, scrigno di strumenti scientifici, la Specola, osservatorio storico, l’Opera di Santa Croce, simbolo del Rinascimento, l’Osservatorio astrofisico di Arcetri, sentinella del cosmo, la Fondazione Alinari, custode della memoria fotografica, Villa La Quiete, residenza di savi e intellettuali, e l’Istituto agronomico per l’Oltremare, testimonianza di un’epoca di esplorazioni e scambi culturali.
Le fotografie di Linke, realizzate tra il 2018 e il 2024, si presentano in diverse dimensioni, creando un’esperienza visiva caleidoscopica, dai grandi formati che amplificano l’impatto delle immagini ai formati medi che invitano a una più intima osservazione.
Il processo creativo di Linke trascende la mera documentazione: la fotografia diventa un catalizzatore, un punto di partenza per un dialogo poliedrico con i custodi delle istituzioni, con gli spazi stessi e con la storia che essi incarnano.
Il risultato è una vera e propria macchina spazio-temporale che sovrappone la contemporaneità al passato, creando un’interazione feconda tra le immagini attuali di Linke e le stampe storiche originali provenienti dagli archivi fotografici Alinari, Brogi e Hautmann.La mostra, curata da Hannah Baader e Costanza Caraffa, riflette l’ambizione di esplorare il ruolo di Firenze come laboratorio di sperimentazione tra arte e scienza, un crocevia dove il rigore scientifico dialoga con la creatività artistica.
La precisione dello sguardo di Linke ha arricchito i percorsi di ricerca degli studiosi, generando una reciproca illuminazione di prospettive.
Il direttore del Khi, Gerhard Wolf, sottolinea l’importanza dell’evento come opportunità unica per aprire le porte dell’Istituto alla comunità cittadina, rendendo accessibili al pubblico le ricchezze del patrimonio culturale fiorentino.
L’iniziativa si configura quindi come un atto di apertura e condivisione, un invito a riscoprire la complessità e la bellezza di una città che continua a generare conoscenza e ispirazione.







