Il recente aggiornamento del credito d’imposta per il cinema, volto a rafforzare i controlli e a prevenire abusi, non cancella il fatto che la stragrande maggioranza degli operatori del settore ha sempre agito in buona fede nell’utilizzo di questo strumento.
Questa osservazione, avanzata da Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film durante l’incontro “Cinema Revolution?” nella cornice della Festa del Cinema di Mare a Castiglione della Pescaia, riflette una riflessione più ampia sulla necessità di un’analisi periodica e approfondita delle politiche di sostegno alla produzione cinematografica.
Letta ha sottolineato come, dopo anni di applicazione della legge esistente, fosse inevitabile un “tagliando” per valutare l’efficacia delle misure adottate, esprimendo un giudizio positivo sull’orientamento generale del nuovo decreto, pur auspicando un approccio ancora più rigoroso.
Un punto cruciale sollevato da Letta è l’invito rivolto allo Stato: se si ritiene un film meritevole di finanziamento a fondo perduto, si dovrebbe avere il coraggio di garantirne la distribuzione anche in assenza di un distributore interessato, superando una delle principali barriere all’accesso al mercato.
Fabrizio Donvito, cofondatore e ad di Indiana Production, ha aggiunto una riflessione importante: è fondamentale promuovere una “cultura del cinema” che non venga svilita da episodi isolati di scorrettezza, riconoscendo che, come in ogni settore industriale, esistono figure marginali che deviano dalla norma.
L’innovazione, la ricerca e la diversificazione dell’offerta sono imprescindibili per competere a livello globale.
Massimo Proietti, ceo di Vision Distribution, ha evidenziato la predominanza del cinema americano sul mercato italiano, stimolando una riflessione sull’identità e il ruolo del cinema nazionale.
Per Proietti, la risposta risiede nella capacità di raccontare l’Italia attraverso generi popolari come la commedia, seguendo l’esempio di successi come “C’è ancora domani”.
Massimiliano Orfei, presidente e ceo di PiperFilm, ha sottolineato l’importanza di sorprendere il pubblico con opere originali e audaci, come “Le 8 Montagne”, in un mercato caratterizzato da una crescente imprevedibilità.
Il dibattito si è poi focalizzato sulle difficoltà di riconquistare il pubblico nelle sale cinematografiche.
Lionello Cerri, ad di Anteo Spa e fondatore di Lumière Film, ha ricordato come prima della pandemia si fosse avvicinati ai 100 milioni di spettatori, mentre oggi si fatica a raggiungere i 70 milioni.
Ha inoltre ricordato l’importanza cruciale del provvedimento del Ministro Franceschini, che aveva sostenuto finanziariamente le sale, evitando la chiusura di un numero significativo di strutture.
Mario Lorini, presidente di Anec, ha fornito una prospettiva storica, ricordando come l’Italia fosse stata in passato il Paese con la più alta frequenza cinematografica al mondo, con 800 milioni di biglietti venduti all’anno.
Successivamente, tra il 1997 e il 2017, il numero di spettatori si era stabilizzato tra i 95 e i 105 milioni, per poi subire una crisi nel 2018 e un ulteriore colpo con la pandemia, con un recupero ancora in corso, stimato attualmente a -25/30%.
Oltre alla sfida dell’affluenza, è stata discussa la questione delle “finestre” temporali tra l’uscita in sala e la disponibilità su piattaforme streaming, un fattore che ha contribuito a disincentivare l’accesso ai cinema.
Tuttavia, le stesse piattaforme stanno riconoscendo l’importanza del circuito cinematografico e stanno iniziando a investire in esso, come dimostra l’impegno di Disney.
La discussione complessiva ha delineato un quadro complesso, evidenziando la necessità di un rinnovato sforzo per sostenere e valorizzare il cinema italiano, affrontando le sfide economiche, creative e distributive che lo caratterizzano.