Clemen Parrocchetti: Un’eco di ribellione nel cuore del Rinascimento fiorentinoPalazzo Medici Riccardi, scrigno di storia e arte a Firenze, si apre a un dialogo inatteso, accogliendo una retrospettiva dedicata a Clemen Parrocchetti (Milano, 1923 – 2016).
La mostra, ‘Ironia ribelle’, promossa dalla Città Metropolitana di Firenze e curata da Marco Scotini e Stefania Rispoli, sotto la direzione artistica di Sergio Risaliti, rappresenta un’occasione imperdibile per riscoprire una figura complessa e profondamente attuale, spesso relegata ai margini del canone artistico del Novecento.
Iniziata il 2 ottobre e protratta fino al 6 gennaio, l’esposizione, realizzata in collaborazione con l’Archivio Clemen Parrocchetti e il Museo Novecento, offre una panoramica esaustiva del suo percorso creativo, attraverso un corredo di oltre cento opere che spaziano dalla pittura al disegno, dalla scultura all’arazzo, includendo documenti d’archivio e materiali inediti.
La mostra non si limita a presentare l’opera di Parrocchetti, ma si propone di illuminare un contesto storico e culturale spesso silenziato: quello di una generazione di artiste che, con coraggio e perspicacia, hanno contestato le convenzioni patriarcali e le gerarchie artistiche dell’epoca.
Parrocchetti, in particolare, ha saputo tradurre in linguaggio visivo le inquietudini e le aspirazioni di una donna che rivendica la propria identità, la propria sessualità e il diritto di esprimersi liberamente.
Le sue opere, intrise di ironia e provocazione, sono un grido di ribellione contro un sistema che vorrebbe soffocare la creatività femminile.
La frase “Non voglio più essere sfogliata, non voglio più che mi si strappino le ali.
Le rivoglio tutte, vibranti di luci e suoni per volare” racchiude l’essenza del suo pensiero, un desiderio di completezza e di libertà che risuona ancora oggi.
L’esposizione intende collocare Parrocchetti nel panorama artistico del suo tempo, evidenziando come la sua ricerca si sia sviluppata in un’epoca di profonde trasformazioni sociali e culturali.
Parallelamente, la mostra esplora il rapporto tra la sua opera e il movimento femminista italiano, mettendo in luce il suo impegno politico e la sua volontà di contribuire a un ripensamento radicale del ruolo della donna nella società.
L’intreccio tra biografia, impegno civile e ricerca estetica costituisce un elemento centrale dell’esposizione, che ricostruisce l’immagine di un’artista originale e autonoma, capace di trasformare materiali umili come ago e filo in strumenti di espressione e di contestazione.
La mostra è un invito a guardare oltre i confini del canone, a riscoprire voci silenziate e a celebrare la forza e la creatività delle donne che hanno contribuito a plasmare la nostra storia e la nostra cultura.