“Donald – Storia oltremodo leggendaria di un Uomo d’Oro” è un’opera che si presenta come un’indagine complessa e caleidoscopica sulla genesi di una figura controversa, Donald Trump.
Prodotta dal Teatro della Toscana, con Stefano Massini, direttore artistico e autore, lo spettacolo approderà prima alla Pergola di Firenze (dal 4 al 16 novembre) e poi al Teatro Era di Pontedera (28 e 29 novembre).
Lungi dall’essere una biografia convenzionale, “Donald” si configura come un’esplorazione delle radici di un personaggio divenuto un simbolo, un paradigma delle dinamiche del potere nel XXI secolo.
L’opera scava nel passato di Trump, ricostruendone il percorso formativo, le prime esperienze negli affari, i trionfi e le cadute che hanno contribuito a plasmare l’uomo che avrebbe poi assunto la presidenza degli Stati Uniti.
Massini, attingendo a una serie di articoli pubblicati su Repubblica e al suo libro omonimo edito da Einaudi, ambisce a decostruire l’aura di invincibilità che spesso circonda figure di spicco, svelandone le fragilità e le motivazioni nascoste.
L’indagine centrale si concentra sulla dicotomia tra sconfitta e vittoria, interrogandosi su quali meccanismi psicologici e sociali possano trasformare un individuo percepito come “perdente” in un “vincente”.
L’autore, nella sua apertura, descrive lo spettacolo come un’entità ibrida e sfuggente, capace di assumere forme diverse: chanson de geste, fumetto, tragedia, commedia, quasi un’interpretazione profana del libro dell’Apocalisse.
Questa molteplicità di voci e prospettive riflette la complessità del soggetto trattato, un personaggio capace di generare ammirazione e repulsione, di incarnare sia l’incarnazione del sogno americano che la sua potenziale decadenza.
L’opera, dopo il debutto al Piccolo Teatro di Milano, dove ha registrato il tutto esaurito per tutte le repliche, ha poi toccato Napoli e Genova.
“Donald” non si propone come una celebrazione o una condanna, ma come un tentativo audace di comprendere, attraverso la narrazione e l’analisi, il fenomeno Trump e le sue implicazioni per la società contemporanea, spingendo il pubblico a interrogarsi sui propri valori e sulle proprie convinzioni.
L’opera si configura quindi come un affresco vivido e inquietante, un viaggio nell’animo umano e nelle logiche del potere, più che una semplice cronaca di eventi.







