La personale di Giovanni Duro, intitolata “Composizioni”, si configura come un’immersione contemplativa nel cuore della quotidianità, ospitata nelle sale del Konnubio, nel vivace quartiere San Lorenzo di Firenze, dal 24 ottobre 2025 al 21 novembre 2025.
Curata da Loredana Barillaro, la mostra presenta un corpus di venti dipinti, realizzati tra il 2024 e il 2025, che esplorano il concetto di composizione non solo come titolo, ma come principio organizzativo e interpretativo della realtà.
Duro non offre una mera rappresentazione del reale, bensì una sua rielaborazione poetica, un’architettura visiva dove elementi familiari – fiori recisi, semplici stoviglie, attrezzi di cucina – si ricompongono in scenari inattesi.
La composizione, in questo contesto, si rivela un atto di creazione, una sorta di alchimia che trasforma il banale in straordinario.
L’artista, attraverso un linguaggio pittorico vibrante e sfumato, sembra voler dischiudere una dimensione nascosta del quotidiano, una bellezza insospettabile che si cela dietro la patina della familiarità.
La curatrice, Barillaro, descrive l’opera di Duro come un “ossimoro visivo”: una pittura che semplifica le forme attraverso un disegno essenziale, ma le arricchisce di una tavolozza cromatica audace e suggestiva, capace di generare un senso di straniamento e di sorpresa.
Questa dicotomia apparente non è una contraddizione, ma un elemento chiave per comprendere la poetica dell’artista: un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, a cogliere la complessità che si cela dietro la semplicità.
L’artista si appropria di uno spazio di libertà creativa, un “interludio” dove le leggi della verosimiglianza vengono sospese e le cose si trasformano, assumendo significati inesplorati.
Duro, in questo senso, si rivela un “sarto” della pittura, un artigiano che con maestria cuce insieme frammenti di realtà, creando opere che sono al tempo stesso familiari e inaspettate.
La natura morta, figura centrale nel suo universo artistico, si configura come un vero e proprio rituale, un pretesto per indagare la relazione tra l’uomo e il mondo che lo circonda.
L’attenzione si concentra su due elementi ricorrenti: la fioritura effimera e il nutrimento primordiale, simboli di transitorietà e di vitalità.
La fonte d’ispirazione è terrena, radicata nella quotidianità, ma trasfigurata dalla sensibilità dell’artista.
La pittura di Duro non è solo un esercizio tecnico, ma un invito all’ascolto, un’occasione per affinare la propria sensibilità e per riscoprire la bellezza che si cela nell’ordinario.
L’artista funge da guida, da “voce fuori campo” che ci accompagna in un viaggio alla scoperta di un mondo inesauribile, ricordandoci che “la semplicità è la vera saggezza”.
La mostra si propone dunque come un’esperienza immersiva, un momento di riflessione e di contemplazione sulla natura effimera della bellezza e sulla capacità dell’arte di trasformare la realtà.