Il Festival dei Popoli di Firenze inaugura una riflessione audace sul futuro del cinema documentario con l’anteprima italiana di “Post Truth”, un’opera pionieristica interamente generata dall’intelligenza artificiale.
Il film, diretto da Alkan AvcÕoğlu, si inserisce nell’iniziativa “Documentario italiano: verso la finzione”, esplorando il nostro precario equilibrio con la tecnologia, il disorientamento culturale e le insidie delle *fake news* in un’epoca definita da un flusso inarrestabile di informazioni.
“Post Truth” non è semplicemente un documentario; è un esperimento radicale, un’auto-riflessione strutturale che decostruisce le convenzioni del genere.
L’opera sfida lo spettatore a interrogare le proprie certezze, a mettere in discussione la validità della percezione sensoriale e a riconoscere il ruolo attivo, e spesso inavvertito, dell’IA nella costruzione della nostra realtà.
La peculiarità del film risiede nella sua capacità di incarnare, attraverso il linguaggio stesso generato dall’IA, l’epoca che descrive, creando un’esperienza immersiva e inquietante.
Il progetto, frutto di quindici mesi di lavoro intensivo, ha richiesto l’elaborazione di oltre 60 ore di materiale filmico e l’ideazione di più di 1.000 composizioni musicali, entrambe generate dall’intelligenza artificiale.
Questa meticolosa operazione non mira a sostituire la creatività umana, ma a estenderne i confini, a esplorare nuove possibilità espressive e a interrogare il concetto stesso di autorialità in un’era di crescente interconnessione tra uomo e macchina.
AvcÕoğlu si pone come curatore di questo processo, orchestrando un’esperienza audiovisiva che trascende le tradizionali categorie di genere.
Il programma del Festival dei Popoli offre, in parallelo a questa innovativa anteprima, una ricca selezione di opere che affrontano temi di rilevanza globale.
“Spring in Kangiqsualujjuaq” di Marie Zrenner offre uno sguardo intimo sulla resilienza di una comunità Inuit, profondamente segnata dalle conseguenze del colonialismo, ma animata da una rinnovata volontà di riscatto e di affermazione identitaria.
Il film sottolinea l’importanza della memoria collettiva e della ricerca di un’emancipazione che trascenda le ferite del passato.
In omaggio alla cineasta sperimentale Marie Losier, il festival proietta “Felix in Wonderland”, un ritratto evocativo del compositore e musicista tedesco Felix Kubin. Quest’opera, intrisa di atmosfere oniriche e surreali, celebra la potenza dell’immaginazione e la capacità dell’arte di creare mondi alternativi, offrendo una pausa contemplativa in un contesto di riflessione critica sul presente.
Il Festival si conferma, dunque, un punto di incontro per cineasti, studiosi e appassionati desiderosi di confrontarsi con le sfide e le opportunità del cinema contemporaneo.







