sabato, 5 Luglio 2025
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Jacopozzi: L’Architetto della Luce che Illuminò Parigi

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Fernando Jacopozzi: L’Architetto della Luce che Trasformò ParigiIl 4 luglio 1925, la Tour Eiffel si accese per la prima volta, trasformando Parigi nella “Ville Lumière” e consacrando la figura di Fernando Jacopozzi, un fiorentino dimenticato che lasciò un’impronta indelebile nella storia dell’arte e della pubblicità. Un secolo dopo, il Festival Dolce Vita sur Seine celebra il suo genio, in un gemellaggio tra Roma e Parigi che illumina la memoria di un innovatore.Nato a Firenze nel 1877, Jacopozzi, poi diventato Fernand dopo il matrimonio con Jeanne Emma Vivien nel 1920, incarnò l’audacia e la creatività dell’epoca della Belle Époque. Giovanissimo, emigrò in Francia, dove sviluppò una visione rivoluzionaria: quella di animare i monumenti attraverso la luce. La sua abilità non si limitò a un semplice illuminazione; Jacopozzi creò vere e proprie scenografie luminose, opere d’arte effimere che emozionavano e affascinavano il pubblico.Durante la Prima Guerra Mondiale, la sua brillante inventiva venne messa al servizio della sicurezza nazionale. Nel 1918, su incarico del presidente del Consiglio Georges Clémenceau, Jacopozzi progettò e realizzò una “Parigi fantasma” a Somme, una replica fedele della capitale francese destinata a ingannare i piloti tedeschi. Questo progetto segreto, per il quale ricevette la prestigiosa Légion d’Honneur, dimostrò la sua capacità di applicare la luce non solo per l’arte, ma anche per scopi strategici.Il 1925 segnò il culmine della sua carriera artistica. L’Esposizione delle Arti Decorative chiese a Jacopozzi di illuminare la Tour Eiffel, un’impresa titanica che richiese due mesi di lavoro intensivo. Oltre 250.000 lampadine vennero montate da operai acrobati che lavoravano a sbalzo, creando un’installazione luminosa articolata in nove differenti scene, un vero spettacolo che cambiò per sempre il volto della città. Il finanziamento di André Citroën, lungimirante imprenditore, non solo permise la realizzazione dell’opera, ma ne sancì anche un’innovativa forma di pubblicità.La scritta luminosa Citroën, alta venti metri e in stile Art Déco, rimase sulla Torre per quasi un decennio, diventando un’icona del panorama parigino, immortalata da fotografi leggendari come Brassai e Man Ray. Nel 1927, la scritta guidò Charles Lindbergh all’atterraggio a Parigi, consolidando ulteriormente la fama di Jacopozzi e l’efficacia del suo approccio pubblicitario.L’influenza di Jacopozzi si estese ben oltre la Tour Eiffel. In un’ondata di creatività, illuminò altri monumenti simbolo di Parigi: la Basilica del Sacro Cuore, la colonna Vendôme, gli Invalides, l’Arco di Trionfo, l’Opéra Garnier, Place de la Concorde, l’Eglise de la Madeleine e la cattedrale di Notre-Dame. Durante il periodo natalizio, i grandi magazzini parigini – Galeries Lafayette, BHV, La Samaritaine – si trasformavano in scintillanti mondi incantati grazie alle sue creazioni.Jacopozzi, il maggiore di sette fratelli rimasti in Italia, lasciò un’eredità di bellezza e innovazione. La sua capacità di fondere arte, ingegneria e pubblicità, creando esperienze luminose uniche e memorabili, lo rende un pioniere che merita di essere riscoperto e celebrato. Oggi, a un secolo dalla prima illuminazione della Tour Eiffel, la sua figura brilla ancora più intensamente, illuminando il futuro con la luce della creatività.

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