“Ligabue.
L’Anima in Eruzione”, la mostra che anima gli Arsenali Repubblicani di Pisa dal 26 dicembre al 10 maggio, offre un viaggio intenso nella vita e nell’opera di Antonio Ligabue, figura paradigmatica dell’arte del XX secolo, celebrando il sessantesimo anniversario della sua scomparsa.
Lungi dall’essere una semplice retrospettiva, l’esibizione si configura come un’immersione nella psiche tormentata e geniale di un uomo che, emarginato e silenzioso per lunghi anni, trovò nella creazione artistica una via di comunicazione e di catarsi.
L’itinerario espositivo, composto da oltre ottanta opere – un corpus che spazia da disegni a sculture, dipinti e autoritratti – non si limita a ricostruire la cronologia della produzione ligabuesiana, ma ne svela i nuclei emotivi e i processi creativi.
Si tratta di un’indagine sulla capacità dell’arte di trasformare il dolore, la solitudine, l’esclusione sociale in immagini potenti e universali.
L’opera di Ligabue, spesso definita “arte brut” per la sua spontaneità e l’assenza di una formazione accademica formale, rivela una profonda sensibilità e un’originale visione del mondo, intrisa di simbolismi e riferimenti alla cultura popolare.
La mostra, promossa da Artika e realizzata in sinergia con Beside Arts, sotto l’egida della Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue – un’istituzione che da anni si dedica con rigore alla ricerca e alla diffusione del pensiero e dell’opera di Ligabue – è curata da Mario Alessandro Fiori, figura chiave nella Fondazione.
Il progetto espositivo rappresenta un investimento strategico per Pisa, come sottolineato dall’assessore Michele Conti, che evidenzia come la collaborazione con Artika consolidi il ruolo della città come polo culturale di rilevanza nazionale, capace di attrarre eventi di alto profilo e valorizzare il proprio patrimonio storico e artistico.
Filippo Bedini, assessore alla cultura, non esita a definire la mostra come un punto di svolta nell’offerta culturale cittadina, sottolineando come l’eredità di Ligabue non segni un punto di arrivo, ma un nuovo orizzonte di possibilità creative e di riflessione sull’identità umana, sull’importanza del riconoscimento e della dignità, temi intrinsecamente legati alla storia personale e all’arte dell’artista italo-svizzero.
La mostra, in definitiva, invita a riscoprire e a reinterpretare la sua opera, aprendo nuove prospettive sulla potenza salvifica dell’arte.






