Il 4 luglio Arezzo si appresta a celebrare uno dei protagonisti indiscussi dell’arte italiana del Novecento con “Marino Marini. In dialogo con l’uomo”, una retrospettiva antologica di straordinaria portata. L’evento, distribuito tra la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea e la Fortezza Medicea, ambisce a tracciare un percorso esaustivo attraverso l’evoluzione artistica di Marini, rivelando la profondità del suo pensiero e la sua complessa relazione con la figura umana.La Galleria comunale accoglierà un nucleo di opere che spaziano dalla pittura al disegno, passando per la scultura in bronzo e gesso. Qui, il visitatore potrà ammirare i capolavori che hanno consacrato Marini all’attenzione internazionale: i maestosi *Cavalieri*, incarnazioni di una forza primordiale e di una tragica solitudine; le *Pomone*, simboli di una bellezza ambigua e seducente; i *Giocolieri*, figure che danzano tra precarietà e virtuosismo; i *Miracoli*, visioni oniriche e inquietanti. Queste opere, arricchite da acquisizioni provenienti dal Museo Marino Marini di Firenze e dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, saranno esaltate da prestiti eccezionali concessi dalle Gallerie degli Uffizi, testimonianza del riconoscimento storico e critico riservato all’artista.La Fortezza Medicea, con la sua ampiezza e la sua imponenza, sarà dedicata alle sculture monumentali, offrendo una prospettiva inedita sulla potenza espressiva dell’artista. L’allestimento, concepito per valorizzare la monumentalità delle opere, invita a una riflessione sul corpo umano, sulla sua fragilità e sulla sua forza, elementi centrali nel pensiero di Marini.La curatela di Alberto Fiz e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, ha concepito un percorso che va oltre la mera cronologia, instaurando un dialogo fecondo tra l’opera di Marini e le radici culturali del territorio aretino. Un’innovativa sezione della mostra vedrà un accostamento sorprendente tra le opere di Marini e reperti archeologici etruschi e sculture ellenistiche rinvenuti nel contado aretino, rivelando affinità inaspettate e sottolineando il legame profondo dell’artista con la storia e il patrimonio culturale locale. In questo contesto, opere significative come *Le vergini* (1916) e *La Zuffa di cavalieri* (ca. 1927), con evidenti richiami all’eredità pittorica di Piero della Francesca, testimoniano l’ammirazione di Marini per il Rinascimento e la sua volontà di reinterpretare il canone artistico classico in chiave contemporanea. La mostra non si limita quindi a celebrare un artista, ma si propone di illuminare un percorso intellettuale complesso e suggestivo, collocando Marini in un contesto storico-culturale più ampio e rivelando la sua rilevanza per la comprensione dell’arte del Novecento.
Marino Marini ad Arezzo: un dialogo tra arte e storia.
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