A Palazzo Fabroni, Pistoia, si dischiude un capitolo inedito nel racconto artistico di Marino Marini: “Marino Marini: la pittura”, una retrospettiva che, a distanza di decenni, restituisce al pubblico la centralità del colore nella sua ricerca visiva.
L’esposizione, che si estende dagli anni Venti fino al 1970, non è una semplice cronologia, ma una chiave interpretativa per comprendere l’evoluzione del linguaggio mariniano, un linguaggio in cui la scultura, pur rimanendo il fulcro della sua fama, è intimamente connessa a un approccio pittorico vibrante e spesso sottovalutato.
L’allestimento, concepito per celebrare il profondo legame tra l’artista e la sua terra natale, si configura come un gesto di rigenerazione culturale.
La scelta di Palazzo Fabroni, un luogo di pregio storico e architettonico, è simbolica, in quanto segna la ripresa di un’attività museale che aveva subito interruzioni dovute a complessi interventi di restauro al Palazzo del Tau, sede storica dell’istituzione.
Questa temporanea dislocazione, lungi dall’essere un limite, si trasforma in un’opportunità unica: un ponte tra passato e futuro, un momento di riappropriazione del patrimonio artistico e un segnale tangibile di rinascita per la città.
La mostra offre uno sguardo privilegiato sui cicli più emblematici dell’opera mariniana, come i celebri “Gridi”, espressione di un’angoscia esistenziale e di un’energia primordiale, e le “Composizioni di elementi”, che rivelano un’indagine sulla struttura compositiva e sulla relazione tra forma e spazio.
Ma il vero cuore dell’esposizione risiede nella scoperta di un nucleo di opere inedite, vere e proprie rivelazioni che svelano la genesi del processo creativo di Marini: schizzi, studi preparatori, bozzetti che testimoniano come l’idea formale emergesse direttamente dalla manipolazione del colore, un elemento non secondario, ma originario e propulsivo.
L’iniziativa, sostenuta da un protocollo d’intesa tra il Comune, la Fondazione Marini e la Fondazione Caript, rappresenta un impegno congiunto per la valorizzazione dell’eredità mariniana e per il rilancio del rapporto tra l’artista e la comunità.
Secondo il sindaco Anna Maria Celesti, si tratta del primo risultato concreto di questo nuovo spirito di collaborazione, un segnale di speranza per un futuro culturale più dinamico e accessibile.
Andrea Niccolai, presidente della Fondazione Marini, sottolinea come la mostra segna una nuova fase di attività per l’istituzione, un ritorno alla centralità dell’opera mariniana e una riscoperta del suo valore intrinseco.
“Marino stesso affermava che la sua ispirazione nasceva dal colore,” ricorda Niccolai, invitando il pubblico a lasciarsi coinvolgere da questa esperienza visiva emozionante e a riscoprire un artista complesso e profondamente innovativo, un pittore oltre che uno scultore, un pensatore che ha saputo interpretare il suo tempo con straordinaria forza espressiva.
La mostra, aperta fino al 6 aprile 2026, con orari estesi e programmi dedicati a bambini ed esperti, si preannuncia come un evento imperdibile per gli amanti dell’arte e per chiunque desideri approfondire la conoscenza di uno dei protagonisti dell’arte italiana del Novecento.






