La recente acquisizione di una collezione privata ha illuminato il panorama artistico fiorentino del Settecento con la venuta alla luce di due opere inedite di Giovanni Antonio Pucci (1677-1739).
Si tratta di due delicate raffigurazioni femminili: un ritratto di fanciulla che agita un ventaglio e un altro raffigurante una giovane intenta a osservare una scatolina, fortemente sospettate essere Maria Anna e Maria Violante, figlie dell’artista.
La presentazione al pubblico, avvenuta in data odierna presso il prestigioso Lyceum Club di Firenze, è parte integrante del lancio del volume di Federico Berti, ‘Giovanni Antonio Pucci.
Un pittore poeta nella Toscana di fine Settecento’, un’occasione per riscoprire e rivalutare un artista spesso relegato a un ruolo marginale nella storia dell’arte.
La conferma dell’attribuzione, frutto di una meticolosa indagine archivistica e di un’approfondita analisi stilistica, rivela un Pucci meno noto, un artista che trascende la mera abilità nella rappresentazione di paesaggi idilliaci e scene a tema sacro, per rivelare una sensibilità ritrattistica di notevole intensità.
Nobile fiorentino di rango, Pucci affinò le sue capacità artistiche nella bottega di Anton Domenico Gabbiani, ereditando la maestria compositiva e l’attenzione al dettaglio che caratterizzarono il suo maestro.
La sua carriera, costellata da commissioni di prestigio, include la realizzazione della pala d’altare per la chiesa di San Firenze nel 1713 e l’imponente decoro a fresco per il soffitto della chiesa di San Marco, opere che testimoniano la sua capacità di operare su larga scala.
Questi due nuovi ritratti, tuttavia, offrono una prospettiva inedita sull’evoluzione artistica e intellettuale di Pucci, suggerendo una fitta rete di relazioni con il suo maestro e con l’ambiente aristocratico e poetico che lo circondava.
Il loro valore non risiede solo nel mero aspetto iconografico, ma anche nella loro capacità di svelare dinamiche sociali e culturali cruciali per comprendere la Firenze del primo Settecento.
La delicata resa psicologica delle giovani protagoniste, l’attenzione quasi ossessiva per i dettagli dei loro abiti e accessori, e l’utilizzo di una luce soffusa e avvolgente, ne fanno opere di raffinata eleganza e di profonda introspezione.
Donatella Lippi, presidente del Lyceum Club, ha sottolineato come questi ritratti offrano una nuova interpretazione di un artista tradizionalmente conosciuto per generi pittorici diversi, invitando il pubblico a riscoprire la sua versatilità e la sua sensibilità.
Federico Berti, curatore del volume, conclude evidenziando come la pittura del periodo di transizione tra il Granducato mediceo e la prima era lorenese possa ancora riservare sorprese e inesplorate potenzialità, un campo di ricerca ancora troppo spesso trascurato dagli studi accademici.
La scoperta di queste opere rappresenta dunque un invito alla rilettura critica del Settecento fiorentino, un’epoca di profonde trasformazioni politiche, sociali e artistiche.






