Pianosa, isola dal fascino enigmatico nel cuore dell’Arcipelago Toscano, custodisce un patrimonio archeologico di inestimabile valore, ora restituito alla luce grazie a un intervento di scavo e restauro promosso dal Ministero della Cultura e gestito dalla Soprintendenza Archeologia di Pisa e Livorno. L’8 giugno si inaugura ufficialmente un’area significativa di quest’eredità romana, un complesso che va ben oltre la semplice villa, rivelando la complessità della vita e del culto nell’antica Pianosa.Il cuore del ritrovamento è il “Bagno di Agrippa”, un nome legato alla tragica vicenda di Agrippa Postumo, figura chiave della dinastia Giulio-Claudia. Nipote e figlio adottivo dell’imperatore Augusto, Agrippa fu confinato a Pianosa nel 7 a.C. e ivi perì nel 14 d.C., una sorte che avvolge il sito di un’aura di mistero e solennità. Il complesso, ben più articolato di una residenza isolana, comprende ambienti destinati alla ricezione di ospiti, aree residenziali private, un sofisticato sistema di terme, una vasta vasca con isolotti artificiali, un teatro capace di accogliere duecento spettatori, un ninfeo e una peschiera, testimonianza di una vita agiata e di un’attenta gestione delle risorse idriche.Gli scavi hanno però svelato un quadro più ampio, integrando il Bagno con altre strutture di grande rilevanza. È stata riportata alla luce una “piccola cava”, non una semplice area di estrazione, ma probabilmente un edificio sacro dedicato al culto delle acque, un aspetto fondamentale nella cultura romana, che vedeva nelle fonti e nei corsi d’acqua una manifestazione del divino. La presenza di una fattoria romana adiacente al complesso carcerario, con i suoi impianti di produzione e stoccaggio, offre uno spaccato della vita economica dell’isola, rivelando un’organizzazione produttiva volta a rifornire il centro abitativo e, forse, a sostenere il mantenimento del confinato Agrippa.I lavori di restauro, finanziati con un contributo di 1.300.000 euro, hanno permesso di recuperare e rendere accessibile una porzione significativa di questo patrimonio. In particolare, è stato realizzato uno scavo stratigrafico del portico, che ha portato alla luce una pavimentazione in cocciopesto decorata con intarsi marmorei, elemento di grande pregio artistico e tecnico. L’ampliamento della zona sud del Bagno di Agrippa ha permesso di creare un nuovo percorso di visita, concepito per valorizzare al meglio la ricchezza dei reperti e la suggestività del paesaggio circostante.Un aspetto particolarmente significativo è l’impegno sociale che ha accompagnato l’intervento. La ditta Piacenti, specializzata in restauro archeologico, ha coinvolto nel cantiere tre detenuti del carcere di Porto Azzurro, all’Elba, offrendo loro un percorso di formazione professionale e un’opportunità di reinserimento sociale. Questo connubio tra tutela del patrimonio culturale e inclusione sociale rappresenta un modello virtuoso, che contribuisce a rafforzare il legame tra l’isola e la sua comunità. Il recupero di Pianosa non è solo la riscoperta di un passato glorioso, ma anche la costruzione di un futuro più giusto e sostenibile.
Pianosa: Ritorna alla luce il mistero del Bagno di Agrippa.
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