venerdì 8 Agosto 2025
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Ritrovamenti a Uşaklı: Sette Infanti in un Rituale Ittita

L’eccezionale campagna di scavi condotta dall’Università di Pisa, nell’ambito di un ampio consorzio internazionale di ricercatori, ha portato alla luce una scoperta di profonda rilevanza per la comprensione delle pratiche rituali ittite presso il sito di Uşaklı Höyük, situato nell’anatolica centrale.

Il team, guidato da Anacleto D’Agostino e integrato da specialisti delle università Koç (Istanbul), Siena, Firenze, University College London (Ucl), Bozok (Yozgat), Sapienza (Roma) e Hacettepe (Ankara), ha focalizzato le sue indagini sulla cosiddetta Struttura Circolare, identificata in precedenza nel 2021, ampliendone la comprensione e delineandone il ruolo all’interno del paesaggio culturale e religioso dell’epoca.

Il fulcro della scoperta risiede nella presenza di resti scheletrici di sette infanti, rinvenuti in stretta associazione con la Struttura Circolare.
Contrariamente a un rituale di sepoltura convenzionale, i corpi dei bambini non sono stati deposti in tombe individuali, ma disposti in un contesto caratterizzato dalla presenza di frammenti ceramici, cenere di combustione e resti faunistici, suggerendo una deposizione rituale piuttosto che un semplice seppellimento.
Questo peculiare contesto solleva interrogativi complessi sulla natura dei rapporti tra la comunità ittita e i suoi membri più vulnerabili, proiettando una luce nuova sulle dinamiche sociali e religiose del Tardo Bronzo.

L’assenza di riferimenti espliciti in fonti ittite relative a rituali specifici dedicati ai neonati defunti rende l’interpretazione dei ritrovamenti di Uşaklı ancora più stimolante.
Tuttavia, la scoperta si pone in parallelo con pratiche simili documentate in altre culture antiche, come i “tofet” delle città fenicie e puniche, luoghi dedicati alla deposizione dei resti di bambini e neonati, spesso associati a offerte votive e a rituali propiziatori.

La comparazione transculturale apre nuove prospettive per l’analisi delle credenze e delle pratiche funerarie dell’antichità.
La connessione intrinseca tra i resti infantili e l’imponente architettura della Struttura Circolare appare ormai inequivocabile, suggerendo che lo spazio avesse una funzione rituale ben definita, integrata nelle pratiche comunitarie e intrisa di significati simbolici per la popolazione che lo abitava.

L’architettura non era semplicemente un involucro, ma un elemento attivo nel rituale, contribuendo a creare un ambiente sacro e a rafforzare il legame tra la comunità e il divino.

Un elemento di particolare interesse è la scoperta di un dente di un infante, potenzialmente cruciale per la datazione assoluta dei resti.

L’ottimo stato di conservazione del dente, unito alla sua precisa collocazione stratigrafica, offre un’opportunità unica per l’estrazione di DNA antico.

L’analisi del patrimonio genetico potrebbe rivelare informazioni preziose sulla composizione biologica delle genti che popolavano il sito durante il periodo ittita, permettendo di ricostruire le rotte migratorie, le relazioni familiari e le affinità genetiche tra le diverse comunità dell’Anatolia.

Questo approccio multidisciplinare, che combina l’archeologia tradizionale con le più avanzate tecniche di analisi del DNA, promette di fornire una comprensione più profonda e dettagliata del passato ittita.

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