Il 9 novembre a Firenze, alla Biblioteca Spadolini, si apre finalmente al pubblico “La follia di uno Zar (Ivan il Terribile)”, un dramma in cinque atti che rappresenta un’eccezionale finestra sulla giovinezza di Giovanni Spadolini, figura cardine della politica italiana del secondo dopoguerra.
Quest’opera, frutto di una collaborazione intellettuale nata sui banchi di scuola con l’amico Giulio Cattaneo, si configura come l’unico testo teatrale autenticamente attribuibile allo statista, un’opera che per lungo tempo è rimasta inedita e mai rappresentata, celando un potenziale drammatico di notevole interesse.
La genesi dello spettacolo risale al 1940, quando i due quindicenni, profondamente colpiti dalla figura controversa dello zar Ivan IV, immortalata nel romanzo storico di Aleksej Tolstoj – un autore spesso eclissato dalla fama del suo omonimo, ma significativo per la sua produzione drammaturgica – decisero di reinterpretarne la vicenda in chiave teatrale.
Ciò che emerse non fu una semplice trasposizione, ma una rielaborazione audace, permeata da una sottile eleganza e una lucidità interpretativa che avrebbero poi contraddistinto l’approccio di Spadolini alla politica.
Nonostante i tentativi successivi, la messa in scena si rivelò un’impresa ostacolata da impegni professionali crescenti e da difficoltà organizzative.
Il dattiloscritto originale, custodito gelosamente da Giorgio Albertazzi, amico di Cattaneo e fervente sostenitore del testo, conobbe una prima pubblicazione anastatica in Nuova Antologia tra il 1983 e il 1984.
L’allestimento sembrava imminente, con Albertazzi pronto a interpretare il ruolo dello Zar, ma si arenò, lasciando spazio a una vana attesa e a un serbatoio di curiosità professionale.
Il debutto, finalmente, celebra il superamento di un quarantennale ritardo.
Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini, ha affidato a Ugo De Vita – autore, attore e docente universitario di spicco – il compito di restituire allo spettacolo la sua forma originale, preservandone l’essenza e l’impronta stilistica.
De Vita, con evidente entusiasmo, sottolinea l’onore di poter riscoprire questo testo giovanile, un’occasione per rendere omaggio alla memoria di Giorgio Albertazzi, interprete di primo piano della scena italiana, con cui il regista ha condiviso esperienze artistiche significative, come la direzione di “Amleto” di Luzi, con Albertazzi nel ruolo dello Spettro e con la straordinaria Elisabetta Pozzi.
Oltre al valore storico e alla testimonianza di un percorso creativo inesplorato, “La follia di uno Zar” risuona con un’attualità sorprendente.
I temi affrontati, quali gli orrori della guerra e le lacerazioni causate dai conflitti familiari – esemplificate dalla tragica morte del figlio di Ivan, Giovanni – si rivelano ancora profondamente pertinenti e suscitano un’intensa commozione emotiva.
Lo spettacolo, di durata approssimativa di un’ora, promette di essere un momento di riflessione intensa e di profonda emozione, un’occasione unica per confrontarsi con la voce di due giovani autori che, seppur in un contesto storico ben diverso dal nostro, hanno saputo cogliere le sfumature più oscure e le contraddizioni più profonde dell’animo umano.







