All’ex-Teatro dell’Oriuolo a Firenze, il programma ‘Campo Aperto’, realizzato da IED Firenze in collaborazione con Why Festival – piattaforma dedicata all’innovazione nella comunicazione visiva e nell’illustrazione – offre un’immersione nella carriera di Stefano Rovai, figura chiave del design grafico italiano contemporaneo. La retrospettiva, intitolata ‘Manifesti 78/25’, è aperta fino al 26 settembre e presenta un corpus significativo del suo lavoro, che testimonia l’evoluzione del linguaggio visivo e del ruolo del design nell’era contemporanea.Rovai, art director e progettista visivo, ha plasmato l’immagine comunicativa di un’epoca, lasciando un’impronta indelebile con oltre 1300 manifesti. Questi non sono semplici opere di comunicazione, ma veri e propri documenti storici che riflettono le trasformazioni sociali, politiche e culturali degli ultimi decenni. La mostra ne offre una selezione curata, estendendosi dal 1978 fino al 2025, un arco temporale che ne illumina l’impegno civile e l’abilità di tradurre in immagini concetti complessi e spesso controversi.Il manifesto, affisso nelle aree urbane, nelle piazze e nei crocevia di passaggio, mantiene intatta la sua capacità di irrompere nello spazio pubblico, stimolando la riflessione e attivando la coscienza collettiva. L’esposizione fiorentina non si limita a presentare un archivio di immagini; si propone come un invito a una riflessione critica sul ruolo del design grafico, in particolare sulla sua responsabilità sociale e il suo potenziale trasformativo. In un’epoca segnata da una comunicazione spesso superficiale e disconnessa, questa retrospettiva si configura come un’occasione per riconnettere il design con i valori di responsabilità e impegno etico. Come sottolinea Benedetta Lenzi, direttrice IED Firenze, la mostra, in dialogo con Why Festival, mira a creare un ponte tra la creatività del design e la vita della città, promuovendo processi partecipativi e un ascolto attento alle esigenze del territorio.Stefano Rovai stesso evidenzia la duplice natura del design grafico: da un lato, la capacità di rendere visibile e accessibile ciò che è astratto e complesso, strutturando il pensiero in forme comunicative efficaci; dall’altro, la sua valenza civica, come atto di riappropriazione e costruzione dello spazio pubblico. La progettazione di una comunicazione chiara, empatica e inclusiva trascende la mera competenza tecnica, elevandosi a un impegno etico volto a favorire il dialogo tra istituzioni, cittadini e bisogni condivisi. Il manifesto, in quest’ottica, diventa uno strumento di formazione culturale, un veicolo di connessione tra individui e un atto di partecipazione attiva alla vita democratica. Rappresenta, in definitiva, una forma d’arte civile, capace di influenzare la percezione del reale e di promuovere un cambiamento positivo nella società.
Stefano Rovai: un secolo di manifesti a Firenze
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