martedì, 1 Luglio 2025
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Moda maschile italiana: rallentamento e sfide nel 2024

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Il settore della moda maschile italiana, dopo un periodo di relativa ripresa durato tre anni, si confronta con una fase di rallentamento nel 2024, registrando una flessione del 3,6% e un fatturato complessivo attestato a 11,4 miliardi di euro. Questo dato, pur rimanendo significativo, rappresenta una contrazione nella sua quota di contributo alla filiera tessile-abbigliamento nazionale, ora pari al 19,1%. L’analisi di Confindustria Moda, presentata in vista di Pitti Uomo 108, svela una dinamica complessa, caratterizzata da un quadro a tinte negative in quasi tutti i segmenti, con l’eccezione, notevolmente positiva, della confezione in pelle (+5,6%), un comparto che sembra resistere meglio alle turbolenze del mercato.Le contrazioni più marcate si rilevano nel comparto delle cravatte (-8,2%), un indicatore di stile e formalità che sembra perdere appeal in un contesto in evoluzione, seguite da maglieria esterna e confezione, che accusano un calo di circa il 3,8% ciascuna. Anche la camiceria, un pilastro del guardaroba maschile, subisce una contrazione del 3,2%, segnalando un cambiamento nelle preferenze dei consumatori e nelle modalità di abbigliamento. Nonostante la flessione interna, l’export ha mantenuto una sostanziale stabilità, raggiungendo gli 8,8 miliardi di euro, con una crescita dello 0,1%. Questo dato, sebbene modesto, suggerisce una resilienza della moda italiana sui mercati internazionali, forse sostenuta da una domanda ancora solida in alcune aree geografiche. Parallelamente, si registra una diminuzione delle importazioni (-5,4%), che contribuisce a migliorare il saldo commerciale, ma potrebbe anche indicare una riduzione della competitività dei prodotti esteri. Un elemento interessante è l’aumento della spesa delle famiglie italiane per l’abbigliamento maschile, che cresce dello 0,8%, segno di una domanda interna che, pur debole, non si è completamente prosciugata.L’evoluzione dei canali distributivi rivela tendenze significative. Le catene di negozi e la grande distribuzione continuano a dominare il mercato nazionale, consolidando la loro posizione di leadership. Al contrario, il dettaglio indipendente e l’e-commerce, due canali che avevano mostrato un forte potenziale di crescita, perdono terreno, rispettivamente del 2,0% e del 5,9%. Un’anomalia positiva è rappresentata dal segmento degli ambulanti, che registrano un aumento a doppia cifra (+36,2%), probabilmente grazie alla capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e di offrire prodotti a prezzi competitivi.I primi due mesi del 2025 disegnano un quadro inizialmente contrastante. L’import registra un incremento del 10,4%, forse legato a un’aspettativa di ripresa della domanda, mentre l’export cala del 6,9%, indicando possibili difficoltà nell’affrontare la concorrenza internazionale. Questa fluttuazione evidenzia la fragilità del settore e la necessità di strategie innovative per affrontare le sfide future, come la sostenibilità, la digitalizzazione e la personalizzazione dell’offerta. L’evoluzione del mercato richiede una profonda riflessione sulla capacità di innovare e di rispondere in modo agile alle mutevoli esigenze dei consumatori, valorizzando al contempo l’eccellenza del Made in Italy e la sua distintiva identità stilistica.

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