L’economia toscana nel 2024 ha mostrato una crescita modesta, attestandosi allo 0,6%, un andamento inferiore rispetto alla media nazionale italiana, che ha registrato un aumento dello 0,7%. Questa performance, analizzata nel rapporto della Banca d’Italia, Firenze, evidenzia una persistente debolezza strutturale che affligge la regione, particolarmente acuta se confrontata con il periodo post-pandemico.La stagnazione industriale, innescata da una crisi profonda nel settore della moda – un pilastro storico dell’economia toscana – si intreccia con problematiche di natura strutturale che limitano la capacità di innovazione della regione. Sebbene i centri universitari toscani producano ricerca di eccellenza e brevetti innovativi, la traduzione di tali risultati in un effettivo trasferimento tecnologico verso il tessuto produttivo rimane un ostacolo significativo. La carenza di servizi ad alta tecnologia, cruciali per l’assimilazione e l’applicazione delle nuove scoperte, rappresenta un ulteriore fattore limitante.Nonostante la crescita del mercato del lavoro (+2,5%), prevalentemente trainata da nuove assunzioni a tempo indeterminato, la situazione è caratterizzata da una polarizzazione tra i settori economici. I servizi, in particolare il commercio, i trasporti, l’alloggio e la ristorazione, hanno assorbito la maggior parte delle nuove posizioni lavorative, mentre l’industria, in difficoltà, fatica a riprendersi.L’aumento delle retribuzioni, sebbene influenzato dai rinnovi contrattuali, continua a rimanere inferiore alla media nazionale. Il reddito delle famiglie toscane, beneficiario del rallentamento dell’inflazione, ha registrato un incremento reale (+1,2%), ma il potere d’acquisto complessivo non è ancora tornato ai livelli pre-pandemici del 2019, segnalando una persistente difficoltà per le famiglie a sostenere il proprio tenore di vita.Un segnale potenzialmente positivo emerge dall’andamento della domanda di finanziamenti, che a marzo 2025 ha mostrato una ripresa (+0,5%), sostenuta dalla stabilizzazione dei prestiti alle imprese e dall’accelerazione di quelli destinati alle famiglie. Tale dinamica potrebbe indicare un rinnovato interesse per gli investimenti, sebbene il panorama aziendale presenti ancora elementi di preoccupazione. Nel dicembre precedente, i prestiti bancari complessivi avevano subito una contrazione dell’1,8%, con un impatto particolarmente negativo sulle piccole imprese (-6,8%). La riduzione dei costi di finanziamento, sia per gli investimenti che per l’operatività corrente, contribuisce a mitigare in parte questa situazione.L’aumento dei prestiti erogati alle famiglie, principalmente attraverso il credito al consumo (+7,2%) e la ripresa dei mutui per l’acquisto di abitazioni (+1,3%), riflette un miglioramento della propensione al consumo e una rinnovata fiducia nel futuro.La qualità del credito, complessivamente, appare robusta, con livelli di deterioramento relativamente contenuti. Tuttavia, si segnala un lieve incremento del tasso di deterioramento dei prestiti alle imprese, soprattutto per quelle di piccole dimensioni, mentre il rischio percepito dalle banche, pur in diminuzione, permane al di sopra della media nazionale, indicando una cautela strutturale nel credito alle imprese, in particolare quelle più piccole e vulnerabili. L’analisi dei crediti bancari in bonis rivela un aumento marginale del tasso di ingresso in arretrato, comunque contenuto, e una diminuzione del rischio percepito, ma ancora elevato rispetto al contesto nazionale.
Toscana, crescita lenta: debolezza strutturale e polarizzazione economica.
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