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Ida Balò, voce di Civitella: la memoria che rompe il silenzio.

La memoria, come un seme fragile, a volte germoglia solo dopo decenni di silenzio e dolore.
Ida Balò, testimone indimenticabile della strage di Civitella in Valdichiana, incarna questa verità con la forza di chi ha visto la barbarie da vicino, sopravvivendo a un evento che ha scosso le fondamenta di un’intera comunità.

A 95 anni, la sua voce, intrisa di saggezza e resilienza, risuona come un monito universale: “Se si combatte l’odio con l’odio, non si finisce mai”.

La cerimonia di conferimento dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, presieduta dal Presidente Frank-Walter Steinmeier e consegnato dall’ambasciatore Hans Dieter Lucas, non è solo un riconoscimento alla sua straordinaria testimonianza, ma segna un punto di svolta nella storia di Civitella.

Per anni, il ricordo di quella tragica data del 29 giugno 1944, quando 244 innocenti persero la vita per mano delle forze naziste in un atto di rappresaglia, è stato avvolto da un’ambiguità dolorosa.

La comunità, ancora lacerata, percepiva la celebrazione pubblica come una potenziale riapertura di ferite profonde, un doppio dolore: quello della perdita e quello di una presunta responsabilità condivisa da entrambe le parti coinvolte nel conflitto.

Persino in Germania, la narrazione ufficiale si concentrava sulla ricostruzione post-bellica, relegando in secondo piano le atrocità commesse dalle SS.
Ida Balò, tuttavia, ha infranto il muro del silenzio.
La sua esperienza, inizialmente repressa, è emersa con la forza di un fiume in piena attraverso un tema scolastico.
“Vivevo serena e tranquilla, non avevo problemi di alcun tipo ma quel 29 giugno tutto è cambiato”, scrisse, scatenando una reazione emotiva inaspettata.

Il suo racconto, crudo e sincero, ha toccato le corde più profonde del personale scolastico, suscitando lacrime e compassione.

La sua tenacia, la sua “testardaggine” come un mulo, l’ha spinta ad andare avanti nonostante le critiche e gli attacchi che ha subito nel corso degli anni.
La sua testimonianza rappresenta non solo un atto di coraggio individuale, ma anche un imperativo morale per la collettività.
L’ambasciatore tedesco, nel suo discorso, ha sottolineato l’importanza di questa riconsegna, che segna il superamento di un’epoca di reticenze e di silenzi forzati.

Il riconoscimento simboleggia l’impegno di una nazione a fare i conti con il proprio passato, ad abbracciare la verità e a onorare la memoria delle vittime.
Il sindaco di Civitella, Andrea Tavarnesi, si è unito a questa commozione e a questa soddisfazione, testimoniando l’importanza di mantenere viva la memoria dell’eccidio, affinché possa illuminare il cammino verso un futuro di pace e di riconciliazione.
La memoria, custodita e trasmessa, è l’antidoto più potente contro l’odio e l’oblio.

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