venerdì 25 Luglio 2025
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Mario Primicerio: Firenze saluta un sindaco tra istituzioni e fede

La Basilica di Santo Stefano, un gioiello di spiritualità e memoria fiorentina, si è riempita di un’aura solenne e partecipata, accogliendo una folla illustre per celebrare la vita e l’eredità di Mario Primicerio.

L’ex sindaco, figura di spicco nella storia del capoluogo, ha lasciato un segno indelebile, e il suo congedo ha visto convergere un panorama politico, culturale e religioso che testimonia il vasto raggio della sua influenza.

Dall’entusiasmo riformista di Elly Schlein alla pragmatica visione di Matteo Renzi, passando per la saggezza di Rosy Bindi, la presenza di Sara Funaro, sindaca di Firenze, e del governatore Eugenio Giani ha sottolineato il suo ruolo centrale nel tessuto cittadino.

La partecipazione di figure come Leonardo Domenici, Andrea Ceccarelli, Rosa Maria Di Giorgi e Paola Galgani ha reso il tributo ancora più sentito.

L’arcivescovo fiorentino Gherardo Gambelli, affiancato dal suo predecessore Giuseppe Betori e dall’ex presidente della Cei Gualtiero Bassetti, ha presieduto la funzione, elevando il rito in un contesto di profonda riflessione.
La liturgia, permeata di rispetto e commozione, ha cercato di incarnare l’uomo, il politico e l’intellettuale, oltre che l’amministratore pubblico.
Mario Primicerio, fervido allievo e collaboratore di Giorgio La Pira, ha dedicato gran parte della sua esistenza a promuovere gli ideali di giustizia sociale, dialogo interreligioso e sviluppo sostenibile, valori che ispirarono il ‘sindaco santo’.

La presenza del gonfalone di Firenze, simbolo della città che ha servito con dedizione, ha sottolineato l’importanza del suo contributo.
L’intervento istituzionale di Sara Funaro ed Eugenio Giani, più che semplici discorsi di circostanza, si è voluto configurare come un’occasione per riaffermare l’importanza di quei principi che guidarono l’agire politico di Primicerio: l’attenzione per le fasce più deboli, la promozione della cultura come strumento di crescita e la ricerca di un bene comune che trascendesse le divisioni ideologiche.

La sua eredità non è soltanto un ricordo del passato, ma un invito a proseguire il cammino verso una società più giusta e solidale, un’eredità che sollecita la responsabilità di chi, oggi, detiene la guida della città e della regione.
La sua vita rappresenta un esempio di impegno civico e politico, un monito a non dimenticare i valori che hanno fondato la sua azione e che continuano ad essere essenziali per il futuro di Firenze e della Toscana.

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