Il Governo Contrasta l’Iniziativa Toscana sul Salario Minimo: un Nuovo Scontro tra Autonomia Regionale e Potere CentraleIl Consiglio dei Ministri ha formalmente deciso di impugnare la legge regionale toscana n.
30 del 18 giugno 2024, una norma innovativa che introduce un criterio di premialità nelle gare pubbliche a favore delle imprese che garantiscono ai propri dipendenti un salario minimo di 9 euro lordi orari.
La mossa, che riaccende il dibattito sull’autonomia regionale e sui limiti all’innovazione legislativa locale, è stata motivata dal Governo con l’affermazione di un presunto contrasto con la disciplina nazionale in materia di concorrenza, invocando l’articolo 117 della Costituzione.
L’iniziativa toscana, che si inserisce in un contesto di crescente attenzione alle disuguaglianze salariali e alla necessità di sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, ha immediatamente suscitato reazioni contrastanti.
Il Partito Democratico, guidato dalla segretaria Elly Schlein, ha duramente criticato la decisione governativa, definendola “scandalosa” in un momento storico in cui i cittadini faticano a far fronte all’aumento dei costi energetici e alla stagnazione dei salari.
La segretaria ha ribadito l’impegno del partito a promuovere un salario minimo attraverso un’iniziativa popolare, raccogliendo oltre centomila firme, e ha annunciato che il tema sarà centrale nelle prossime campagne elettorali regionali.
Anche il governatore toscano, Eugenio Giani, si è schierato a difesa della legge, sottolineando il suo valore come strumento per promuovere un lavoro “giusto, sicuro e retribuito equamente”.
La Regione si appresta a costituirsi parte civile nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale, con l’intento di sostenere sia la validità della legge che i principi etici e sociali che la ispirano.
Le critiche al governo si estendono oltre i confini del Partito Democratico.
Arturo Scotto, capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera, ha denunciato un attacco all’autonomia regionale, mentre Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd, ha etichettato la decisione governativa come “vigliacca”.
Nicola Fratoianni di Avs ha aggiunto un ulteriore livello di polemica, insinuando che una simile azione non sarebbe stata intrapresa se la legge avesse favorito interessi finanziari, evidenziando una presunta selettività nell’applicazione delle leggi.
Questa non è la prima volta che il Governo Meloni interviene con forza contro le leggi regionali toscane.
In meno di un anno, si tratta della quarta impugnazione, seguendo le ormai famigerate leggi sui balneari (dichiarata incostituzionale dalla Consulta), il turismo (relativa agli affitti brevi) e il fine vita.
Questo susseguirsi di azioni ha generato un profondo senso di frustrazione e risentimento tra i parlamentari toscani del Partito Democratico, che vedono in tali azioni un tentativo sistematico di minare le riforme promosse dalla giunta Giani.
La decisione di impugnare la legge toscana si riflette in un precedente simile verificatosi in Puglia, dove una legge regionale sul salario minimo era stata anch’essa oggetto di intervento governativo nel gennaio 2024.
Il caso toscano, insieme a quello pugliese, solleva interrogativi fondamentali sul ruolo delle Regioni come laboratori di innovazione sociale ed economica, e sulla capacità del governo centrale di garantire un equilibrio tra l’unità nazionale e il riconoscimento delle specificità territoriali.
Il dibattito è destinato a protrarsi, con implicazioni significative per il futuro del welfare e delle relazioni tra Stato e autonomie locali.