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Genova

Aggressioni ad anziani: indagine complessa e possibili complici

L’indagine sulla giovane donna rumena, arrestata per una serie di aggressioni e furti ai danni di anziani, si sta ampliando, rivelando una rete di possibili complicità e sollevando interrogativi sulla sofisticatezza delle tecniche utilizzate.
Le ipotesi investigative, coordinate dalla Procura di Genova sotto la guida della dottoressa Daniela Pischetola, suggeriscono l’esistenza di almeno due collaboratori, una connazionale e un uomo, che avrebbero supportato la ventenne nelle sue azioni criminali.

L’escalation dei colpi, due dei quali perpetrati a metà luglio e riconducibili alla stessa modus operandi attribuita all’arrestata, ha intensificato l’attenzione delle forze dell’ordine.
La data del 18 luglio, in particolare, si rivela significativa: la giovane è stata controllata alla stazione di Brignole, in compagnia di una sua amica, e perquisita.
Durante il controllo, sono state rinvenute siringhe contenenti tracce di un farmaco la cui natura e la cui giustificazione d’uso non sono state fornite dalle due donne.

Questa scoperta apre scenari inediti, suggerendo una preparazione premeditata e l’utilizzo di strumenti specifici per l’esecuzione dei furti.
Parallelamente, l’ospedale Galliera ha registrato l’arrivo di due anziani in condizioni preoccupanti, entrambi vittima di furti consumatisi in circostanze analoghe.
Uno dei due, descrivendo l’aggressione, ha raccontato di essere stato avvicinato da una giovane donna che si fingeva in difficoltà finanziarie, guadagnandosi la sua fiducia per poi introdursi nel suo domicilio e sottrargli beni di valore.

La somiglianza dei racconti e la dinamica degli eventi rafforzano il sospetto di una strategia deliberata e ripetuta.
L’analisi dei farmaci utilizzati per stordire le vittime ha identificato lo Zolpidem, un potente ipnotico appartenente alla classe dei simil-benzodiazepinici.

La sua natura farmacologica lo rende capace di indurre sonno e deprivazione di coscienza, rendendo le vittime vulnerabili e incapaci di reagire.
Il fatto che il farmaco fosse disciolto in un liquido e somministrato tramite siringhe testimonia la preparazione e la premeditazione dell’aggressore, suggerendo una conoscenza rudimentale di tecniche di somministrazione farmaceutica.
La complessità dell’indagine, che ora mira a ricostruire la rete di relazioni e la logistica operativa del gruppo criminale, si concretizza nella fase di riconoscimento fotografico.
Le immagini della ventenne saranno mostrate alle ultime due vittime, nella speranza di confermare la sua identificazione e di portare alla luce i presunti complici, contribuendo a svelare l’intera catena di eventi e a prevenire ulteriori aggressioni.
Questo passaggio cruciale potrebbe fornire elementi chiave per comprendere la portata della truffa e le motivazioni che hanno spinto i presunti membri del gruppo a perpetrare questi crimini premeditati.

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