giovedì 7 Agosto 2025
28.9 C
Genova

Armi a Genova: Sindacati in allarme per nave saudita

Un’allarme che investe la sicurezza del Mar Ligure Occidentale e solleva interrogativi di portata internazionale: i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno formalmente richiesto un urgente chiarimento alle autorità prefettizie, alla Capitaneria di Porto e all’Autorità di Sistema Portuale, in seguito a sospette segnalazioni riguardanti la presenza di armamento all’interno del terminal Gmt, destinato all’imbarco sulla nave cargo saudita ‘Bahri Yanbu’.

La vicenda, che ha visto un significativo presidio sindacale concentrarsi davanti ai cancelli del terminal nelle prime ore del mattino, trascende una mera questione di sicurezza portuale.
Essa apre un dibattito complesso e delicato sull’etica del commercio di armi e sulle possibili implicazioni umanitarie delle forniture militari.

La nave ‘Bahri Yanbu’, giunta a Genova proveniente da Dundalk (Usa), è al centro di un’indagine che mira a determinare la natura e la destinazione del carico che deve imbarcare, includendo, stando alle testimonianze dei camalli, materiale militare prodotto da Leonardo, azienda italiana leader nel settore della difesa.

Le preoccupazioni sindacali si concentrano sulla potenziale destinazione del materiale bellico.
Nel caso in cui fosse accertato che l’armamento sia diretto verso aree del Medio Oriente già flagellate da conflitti e crisi umanitarie, con particolare riferimento alla devastante situazione in Palestina e al dramma che si consuma nella Striscia di Gaza, i sindacati si riservano la facoltà di intraprendere azioni concrete per impedire l’imbarco.

Queste azioni potrebbero includere lo sciopero, una misura estrema ma ritenuta necessaria per opporsi a un possibile coinvolgimento diretto nel perpetuarsi di violenze e sofferenze.

La richiesta di trasparenza e di informazioni dettagliate non è solo una rivendicazione di diritti sindacali, ma un atto di responsabilità nei confronti della collettività.
I sindacati ritengono che la popolazione abbia il diritto di sapere chi sono i destinatari di queste armi e quali conseguenze potrebbe comportare il loro utilizzo.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità delle aziende produttrici di armi, sui controlli effettuati dalle autorità competenti e sull’impatto del commercio bellico sulla stabilità globale e sulla sicurezza dei popoli.
La vicenda del ‘Bahri Yanbu’ si configura dunque come un campanello d’allarme che richiede un’indagine approfondita e un impegno concreto per promuovere una politica di pace e di disarmo.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -