La vicenda del controverso autovelox di Porra, a Ventimiglia, culmina in un punto di svolta che solleva interrogativi cruciali sulla legittimità delle sanzioni amministrative e sui principi fondamentali del diritto amministrativo italiano.
La Suprema Corte di Cassazione, con una mossa inaspettata e in linea con una giurisprudenza consolidata, ha suggerito al Comune di Ventimiglia di desistere dai ricorsi presentati contro le sentenze del Tribunale di Imperia, riguardanti i verbali emessi con strumenti di rilevamento della velocità privi di omologazione.
Questa posizione della Cassazione si inserisce in un contesto di contenzioso protratto nel tempo, originato da una lacuna interpretativa che ha visto i tribunali di grado inferiore oscillare tra interpretazioni divergenti.
Il giudice di Pace di Sanremo, in una prima fase, aveva accolto le richieste di annullamento dei verbali, giudicando illegittimi i rilevamenti effettuati con autovelox non conformi ai requisiti di legge.
Tale decisione era stata successivamente confermata dal Tribunale di Imperia, dando adito a un’ondata di ricorsi da parte dei cittadini sanzionati.
La questione centrale verte sulla distinzione tra “approvazione” e “omologazione” degli strumenti di controllo della velocità.
Mentre l’approvazione attesta la conformità del dispositivo a determinati standard tecnici, l’omologazione implica un processo di certificazione più rigoroso che garantisce l’affidabilità e l’accuratezza delle misurazioni in condizioni operative reali.
La giurisprudenza della Cassazione ha chiarito, in maniera univoca, che l’approvazione non è sufficiente a conferire validità legale ai verbali elevati.
La vicenda non si limita a una mera disputa tecnica; essa apre un dibattito più ampio sulla responsabilità dell’amministrazione pubblica nel garantire la legalità e la trasparenza delle procedure sanzionatorie.
L’impiego di autovelox non omologati ha esposto l’amministrazione comunale a critiche severe, non solo per l’illegittimità delle sanzioni inflitte, ma anche per una potenziale opacità nella gestione delle risorse pubbliche e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Il caso di Porra ha assunto risonanza nazionale, alimentato dall’ingente numero di verbali emessi in una zona priva di particolari rischi per la sicurezza stradale, con l’anomala richiesta del Comune di innalzare il limite di velocità da 50 a 70 chilometri orari.
L’ubicazione del dispositivo di rilevamento, in prossimità del confine con la Francia, ha accentuato la portata della vicenda, coinvolgendo un vasto numero di automobilisti francesi che si sono organizzati in comitati e gruppi online, denunciando l’illegittimità delle sanzioni e ricercando un risarcimento dei danni subiti.
La decisione della Cassazione, suggerendo al Comune di Ventimiglia di rinunciare ai ricorsi, rappresenta un’opportunità per l’amministrazione locale di rivalutare le proprie strategie e di adottare un approccio più conforme alla legalità.
Il Comune ha ora un termine di quaranta giorni per decidere se perseverare nella linea difensiva o accettare l’invito della Suprema Corte.
Qualora optasse per la rinuncia, i ricorsi verrebbero estinti e i verbali annullati, riconoscendo la legittimità delle contestazioni sollevate dai cittadini.
Il sindaco di Ventimiglia, Flavio Di Muro, si è dichiarato pronto ad approfondire la questione, consapevole delle implicazioni legali ed economiche che essa comporta.
Il futuro della vicenda dipenderà ora dalla scelta del Comune, che dovrà bilanciare la difesa del proprio operato con l’imperativo del rispetto della legge e la tutela dei diritti dei cittadini.