giovedì 7 Agosto 2025
25.5 C
Genova

Bandiera palestinese: un gesto di speranza e solidarietà.

L’aria, oggi, porta con sé un peso che non si limita ai confini geografici.

L’ho sentito e ho voluto, con un gesto semplice ma carico di significato, tradurlo in un simbolo visibile: una bandiera palestinese esposta al vento.

Non si tratta di una scelta impulsiva, ma di una necessità impellente, un’espressione di solidarietà e di una profonda inquietudine per gli eventi che si consumano a Gaza, un luogo martoriato da un conflitto che trascende le etnie e le religioni, per ferire l’intera umanità.

L’affermazione che la richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese sia una mera “finzione”, come sostenuto da alcuni esponenti governativi, mi appare gravemente fuorviante.
Al contrario, si tratta di un atto politico di inequivocabile importanza, un segnale chiaro di allineamento con la crescente comunità internazionale che già ha espresso il proprio sostegno a una soluzione pacifica e duratura.
Questa presa di posizione, lungi dall’essere un gesto isolato, può contribuire a creare una pressione diplomatica significativa, delineando una distanza dalla politica israeliana e dalle posizioni statunitensi, e ponendo al centro del dibattito globale il diritto inalienabile alla sovranità del popolo palestinese.
È vero, la portata delle atrocità che si verificano a Gaza può generare un senso di impotenza, la sensazione che l’azione individuale sia futile.

Tuttavia, sottovalutare il potere delle opinioni pubbliche e della pressione internazionale sarebbe un errore fatale.
Coloro che perpetrano queste violenze prosperano sull’indifferenza, sulla paura che paralizza i governanti e li spinge al silenzio o a giustificazioni opportunistiche.

La retorica che nega la possibilità di un’azione concreta è una strategia deliberata per perpetuare l’ingiustizia.
Non possiamo permettere che la paura o la convenienza politica soffochino la nostra voce.

Ogni gesto, ogni parola, ogni segno di solidarietà contribuisce a erodere la legittimità di chi commette crimini contro l’umanità.
Il silenzio complice è una forma di responsabilità.

La bandiera che ho esposto è un invito a rompere questo silenzio, a denunciare le ingiustizie e a sostenere il diritto del popolo palestinese a vivere in pace e dignità, in un futuro in cui la sovranità non sia più un’illusione, ma una realtà tangibile.

È un atto di speranza, un impegno a non dimenticare e a continuare a lottare per un mondo più giusto.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -