La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto l’ex senatore e già Presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti, si è conclusa con una sentenza di cinque mesi di reclusione, sospesa con la condizionale, per il reato di falsità ideologica in atti.
La pronuncia, emessa in relazione all’inchiesta che ha portato alla luce un intricato sistema di concessionarie automobilistiche – Novelli, AutoBi e Bimauto – strettamente collegate al ‘Biasotti Group’, solleva interrogativi significativi sull’integrità della gestione finanziaria e sulla trasparenza delle operazioni commerciali.
L’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Giancarlo Vona, affiancato dall’aggiunto Francesco Pinto, contestava a Biasotti un intervento diretto nella manipolazione dei bilanci di ‘Biasotti Group Srl’ negli anni 2017 e 2018.
Secondo l’accusa, l’obiettivo era quello di presentare una situazione finanziaria artificiosamente positiva, mascherando potenziali irregolarità legate a presunte frodi fiscali e all’evasione dell’IVA inerenti alla compravendita di autoveicoli.
La Procura aveva inizialmente richiesto una condanna più severa, pari a un anno di reclusione.
Il tribunale, riconoscendo la relativa minore gravità del fatto, ha optato per una derubricazione del reato, attenuando la pena inflitta.
La difesa di Biasotti ha sempre respinto con forza le accuse, sostenendo la sua estraneità ai fatti e negando di aver partecipato alle riunioni del consiglio di amministrazione, circostanza che, a suo dire, lo avrebbe tenuto all’oscuro delle dinamiche interne alla società.
L’offerta di patteggiamento, proposta dalle autorità giudiziarie, è stata rifiutata, confermando la posizione di totale innocenza professata dall’ex politico.
La vicenda trascende la singola sentenza, configurandosi come un campanello d’allarme sulla necessità di rafforzare i controlli interni e di garantire la massima trasparenza nelle operazioni finanziarie delle società, soprattutto quando queste sono legate a figure di spicco nel panorama politico e istituzionale.
L’inchiesta, inoltre, pone interrogativi sul ruolo e la responsabilità dei dirigenti e dei consiglieri di amministrazione, sottolineando l’importanza di una vigilanza attiva e costante per prevenire fenomeni di manipolazione dei bilanci e di frode fiscale, compromettendo l’affidabilità del sistema economico e la fiducia dei cittadini.
La sentenza, pur attenuata, rappresenta un monito per tutti gli attori coinvolti nel mondo degli affari e della politica, esortandoli ad agire con la massima integrità e nel rispetto della legge.








