La distanza fisica imposta dal trasferimento in regime di custodia cautelare a Rebibbia ha acuito le difficoltà di comunicazione per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, configurando una problematica che ne incide direttamente sull’esercizio del diritto alla difesa.
In una missiva indirizzata ai propri legali, e poi letta pubblicamente in sede processuale, Castellucci ha sollevato una questione di cruciale importanza nel contesto del processo per il crollo del Ponte Morandi, che vede coinvolti 57 imputati e che ha causato la tragica perdita di 43 vite umane.
La limitazione delle comunicazioni, ridotte a messaggi di posta elettronica e a soli dieci minuti settimanali di telefonate cumulative, solleva interrogativi sulla piena operatività del diritto costituzionalmente garantito all’imputato.
Questa restrizione, percepita come un ostacolo sostanziale, impedisce una collaborazione fluida e immediata con i propri difensori, elementi essenziali per la preparazione di una strategia difensiva efficace e per la ricostruzione puntuale degli eventi che hanno portato alla catastrofe del 14 agosto 2018.
La connessione video in diretta, avvenuta per la prima volta, rappresenta un piccolo spiraglio in un quadro di isolamento e di limitazioni comunicative.
Tuttavia, l’episodio sottolinea l’urgenza di valutare se le attuali condizioni di detenzione stiano compromettendo la possibilità per Castellucci di partecipare attivamente al processo e di presentare adeguatamente le proprie argomentazioni.
La vicenda, inserita nel contesto più ampio del processo per il crollo del Ponte Morandi, assume un significato profondo, evocando la necessità di garantire a tutti gli imputati, indipendentemente dalla gravità delle accuse o dallo status giuridico, un pieno e ininterrotto accesso ai mezzi di difesa, in linea con i principi fondamentali del giusto processo e della tutela dei diritti umani.
La questione sollevata da Castellucci non è solo un problema individuale, ma una riflessione più ampia sulla gestione della giustizia penale e sulla sua capacità di conciliare le esigenze di sicurezza con il rispetto dei diritti fondamentali.