La situazione che affligge Amt, l’azienda di trasporto pubblico genovese, rappresenta un campanello d’allarme che va oltre la mera gestione finanziaria. Di fronte a un deficit di entità considerevole, stimato in decine di milioni di euro, la reazione politica che si leva, invocando a spada tratta la sacralità della gratuità del servizio, appare, a dir poco, strumentale e opportunistica. Si tratta di una narrazione populista che scarica le responsabilità sui presenti, perpetuando un modello insostenibile e, in ultima analisi, dannoso per i lavoratori, per l’azienda stessa e per l’intera comunità genovese.Come sottolinea la Sindaca Silvia Salis, la dichiarazione di stato di crisi d’impresa è un atto grave che rivela una gestione precedente segnata da negligenza e, possibilmente, da una volontà di celare la vera entità dei problemi. La decisione di mantenere Amt pubblica, lungi dall’essere una mera concessione ideologica, è un atto di responsabilità volto a proteggere un patrimonio collettivo e a garantire la continuità di un servizio essenziale.L’amministrazione attuale si pone come baluardo a difesa dei diritti dei lavoratori, rifiutando di scaricare su di loro il peso di scelte politiche ed economiche sbagliate. La retorica che dipinge Amt come un’azienda virtuosa, un “capolavoro” come affermato in passato, appare oggi come una maschera che cela una realtà ben più complessa e preoccupante. È necessario un’indagine seria e trasparente per accertare le responsabilità di chi, precedentemente, ha contribuito a creare questa situazione di crisi.La salvaguardia delle gratuità del trasporto pubblico, pur rimanendo un obiettivo importante, non può essere assoluta. La priorità, come giustamente evidenzia la Sindaca, deve essere la tutela della dignità del lavoro, la garanzia di condizioni lavorative adeguate e la qualità del servizio offerto. Le testimonianze dei dipendenti, che denunciano tagli drastici, come l’abolizione di 80 turni, rivelano una gestione miope e disumanizzante che mina la sostenibilità stessa del sistema.La vicenda Amt non può essere isolata dal contesto più ampio delle politiche di sviluppo urbano e della gestione del territorio. È necessario un ripensamento radicale del modello di mobilità, che tenga conto delle esigenze dei cittadini, della sostenibilità ambientale e della fattibilità economica. La gratuità del trasporto pubblico, laddove applicabile, deve essere accompagnata da misure di sostegno finanziario e da una gestione efficiente delle risorse.La sfida che attende l’amministrazione genovese è quella di ricostruire la fiducia dei cittadini, di ripristinare la credibilità dell’azienda e di garantire un futuro sostenibile per Amt. Questo richiede coraggio, trasparenza e una visione politica lungimirante, che vada oltre le logiche del breve termine e che metta al centro il bene comune. La questione Amt non è solo una crisi aziendale, ma una prova di civiltà.
Crisi Amt: tra gratuità a rischio e futuro da salvare.
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