Crisi sicurezza La Spezia: agenti in sciopero, chiesto cambio vertici

La Casa Circondariale della Spezia è al centro di una profonda crisi di sicurezza, culminata nell’inaugurazione di uno sciopero della mensa da parte del personale della Polizia Penitenziaria.
L’atto di protesta, promosso dal sindacato Uilpa, non è una reazione isolata, ma il sintomo acuto di una situazione strutturale che vede compromessi i livelli minimi di sicurezza e la tutela del personale.
Al cuore della vicenda vi è la figura di un detenuto ristretto in carcere dal 2018, con una pena che si estende fino al 2035, condannato per omicidio preterintenzionale e oltraggio a magistrato in udienza.

Nonostante l’ammissione a un regime di lavoro esterno, l’uomo ha recentemente compiuto un’aggressione violenta e premeditata nei confronti di quattro agenti di polizia penitenziaria, tra cui il vicecomandante, evidenziando una pericolosità intrinseca che le attuali misure detentive sembrano incapaci di contenere.

La gravità dell’evento, immediatamente segnalata e oggetto di un ordine di trasferimento da parte del Provveditore Regionale, ha trovato un’ostinata resistenza da parte dell’amministrazione penitenziaria.

L’assenza di provvedimenti disciplinari o cautelativi, unitamente alla mancata applicazione di misure di isolamento preventivo, come denuncia il segretario Uilpa Fabio Pagani, ha generato un clima di profonda insicurezza e frustrazione tra il personale.

Lo sciopero della mensa si configura, dunque, come un “atto dovuto”, una risposta di monito rivolta a una direzione e a un comando che hanno dimostrato una pericolosa incapacità di garantire la sicurezza all’interno dell’istituto.

La protesta non si limita a denunciare una specifica situazione di pericolo, ma solleva interrogativi più ampi riguardanti la gestione della sicurezza carceraria, la responsabilità dell’amministrazione penitenziaria e la tutela del personale operativo.

La Uilpa, esprimendo piena solidarietà agli agenti della Spezia, non esclude ulteriori azioni di protesta qualora non si ottengano risposte concrete e tempestive.
La richiesta di un immediato avvicendamento dei vertici dell’istituto, avanzata dal sindacato, riflette la percezione di una gestione approssimativa, compromettente la sicurezza e mettendo a rischio l’incolumità dei poliziotti.

La vicenda della Spezia, quindi, si configura come un campanello d’allarme, esortando a una revisione urgente delle politiche penitenziarie e a un rafforzamento delle misure di sicurezza all’interno degli istituti di detenzione, al fine di prevenire ulteriori episodi di violenza e garantire un ambiente di lavoro dignitoso e sicuro per il personale della Polizia Penitenziaria.
La situazione richiede una riflessione più ampia sulla gestione della pericolosità dei detenuti, sull’applicazione delle misure di sicurezza e sulla necessità di un sistema di controllo più efficace all’interno del contesto carcerario.

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