La giustizia genovese ha definito le misure cautelari nei confronti di undici persone indagate per i gravi disordini verificatisi durante il derby di Coppa Italia tra Sampdoria e Genoa del 25 settembre, e per ulteriori episodi di violenza collegati a precedenti incontri.
La decisione, assunta dal giudice Carla Pastorini, si articola in un complesso sistema di restrizioni: due individui sono stati trattenuti in carcere, cinque sottoposti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, e quattro obbligati a firma giornaliera.
Questo quadro cautelare risponde a una richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Genova, sollecitata da una serie di elementi che delineano un profilo di pericolosità sociale.
Le accuse contestate spaziano dalla resistenza a pubblico ufficiale, aggravata dalle modalità violente messe in atto, al porto illegale di oggetti atti a offendere, fino alla violazione delle misure di prevenzione (Daspo) già imposte.
Particolarmente grave è l’ipotesi di assalto al pullman della Sampdoria, avvenuto il 29 marzo successivo alla partita contro il Frosinone, un atto che accentua la gravità delle responsabilità attribuite agli indagati.
L’inchiesta, che ha portato alla notifica degli atti a ventinove ultrà di entrambe le contendenti, si è concretizzata a metà aprile, dopo un’accurata attività di indagine.
La posizione di pericolosità sociale degli indagati, sostenuta dal pubblico ministero Monica Abbatecola, è rafforzata dalla loro pregressa storia di coinvolgimento in episodi di conflitto e dalla reiterazione di comportamenti violenti, anche a seguito del derby.
L’escalation della tensione, il 25 settembre, si è manifestata già nelle ore precedenti all’incontro, con un primo tentativo di scontro tra le due tifoserie, prontamente sventato dalle forze dell’ordine.
La reazione violenta degli ultras, che hanno utilizzato oggetti contundenti e lanciato elementi pericolosi contro le forze dell’ordine, ha contribuito a creare un clima di insicurezza e paura.
Il culmine della violenza si è verificato in strada, immediatamente dopo la conclusione della partita, innescato dall’esposizione di striscioni rubati in primavera durante precedenti aggressioni tra piccoli gruppi di supporter.
Questa dinamica, intrinsecamente legata a una logica di rivalità e sopraffazione, ha portato a una vera e propria guerriglia urbana, protrattasi fino a tarda sera e costata contusioni a trentotto agenti di polizia.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla cultura sportiva, sul ruolo delle istituzioni e sulla necessità di strategie preventive più efficaci per arginare il fenomeno della violenza negli stadi.
La riforma Nordio, recentemente introdotta, ha permesso un più rapido esame da parte del giudice per le indagini preliminari, accelerando così l’applicazione delle misure cautelari.